La motovedetta sparò con un mitra italiano

È stata la mitragliatrice in dotazione alla motovedetta libica donata dal governo italiano a sparare contro il motopesca mazarese Ariete. È questa la prima, importante conclusione cui sono giunti i carabinieri del Ris di Messina: la relazione è stata già trasmessa alla procura di Agrigento. Gli specialisti dell’Arma hanno ispezionato da cima a fondo il peschereccio riscontrando almeno 50 fori di proiettile del diametro di dieci millimetri: i colpi “in diversi punti hanno oltrepassato lo scafo” e i militari ne hanno ravvisato la “pericolosità visto che hanno colpito parti della imbarcazione italiana dove poteva esserci la presenza di persone”.

La prossima settimana, presso la procura di Agrigento, saranno sentiti i sei finanzieri che si trovavano a bordo della motovedetta libica: la notizia è stata confermata dagli uffici giudiziari della città dei templi. Il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi ha definito l’aggressione un episodio “gravissimo” che “non può però cancellare i risultati positivi” conseguiti negli ultimi mesi da Italia e Libia nel contrasto all’immigrazione clandestina.” Nessun accordo – ha spiegato comunque il sottosegretario – o regola di ingaggio contempla l’intervento con armi da fuoco verso imbarcazioni pacifiche”.

“Quello delle acque territoriali è un problema che difficilmente potremmo risolvere noi, perché la Libia ha fatto una dichiarazione unilaterale sulle acque territoriali e quindi devono intervenire gli organismi internazionali”, ha ricordato a Radio Radicale il ministro dell’interno, Roberto Maroni. “Non c’è nessuna differenza tra le mie affermazioni e quanto scritto sulla Padania dove si chiedeva la revisione della regole di ingaggio – ha aggiunto – Noi le abbiamo riviste e abbiamo verificato che non si deve modificare alcunché”.