Giuliani nel mondo verso il domani: nuove generazioni e mobilità professionale

TRIESTE – “Dobbiamo fidelizzare i giovani discendenti dei corregionali all’estero al Friuli Venezia Giulia, consentendo loro di avere, attraverso questo legame, qualche opportunità in più”.
E’ questa la strada della connessione produttiva tra emigrati e territorio d’origine indicata dall’assessore regionale a istruzione, formazione e cultura Roberto Molinaro nel suo intervento al convegno “I giuliani nel mondo verso il domani: nuove generazioni e mobilità professionale”, moderato dal presidente onorario dei Giuliani nel Mondo Dario Rinaldi.


Un’iniziativa che ha costituito il clou del quarantennale dei Giuliani nel Mondo che, tra emigrati e discendenti, conferma il presidente del sodalizio Dario Locchi, oggi sono oltre 150 mila.
Occorrono, ha detto Molinaro, “progetti pluriennali, verifica dell’adeguatezza degli strumenti e dei risultati, cambio generazionale all’interno delle associazioni”, ma bisogna soprattutto “lavorare non per i giovani ma con i giovani, se vogliamo portare avanti iniziative che abbiano un senso per loro”.


Affermazioni che indicano un progetto di lavoro e sono state fatte nella consapevolezza “del dovere della memoria e del mondo che cambia così come, anche attraverso l’immigrazione, sta cambiando la nostra comunità”.


Per Molinaro, le connessioni con la dimensione dei corregionali all’estero debbono rappresentare un valore per tutto il sistema regione, una potenzialità da riconoscere.


“Una strategia, quest’ultima, intravista con il coinvolgimento dei rimpatriati, che tornando nei Paesi di residenza hanno potuto spiegare agli altri come si vive e si lavora in una regione piccola – ha spiegato l’assessore – ma con alle spalle oltre quattrocento milioni di cittadini europei, una regione che può diventare davvero la porta per la mobilità professionale e per tutta una serie di opportunità in termini di informazione, interscambio, stage, esperienze imprenditoriali”.


Che gli italiani della diaspora possano rappresentare un patrimonio importante per l’internazionalizzazione del Paese era stato evidenziato anche dall’onorevole Franco Narducci, vicepresidente della III Commissione Affari esteri e comunitari della Camera. Presidente dell’Unaie (Unione nazionale associazioni immigrati ed emigrati), Narducci ha ricordato che ci sono 4,3 milioni di cittadini italiani nel mondo e oltre 60 milioni tra discendenti ed oriundi e rappresentano “la nostra grande forza in quanto sono cittadini che si identificano nelle nostre radici culturali e promuovono il sistema Italia nel mondo”.


Di ciò però “in Italia c’è poca consapevolezza”, anche se “nel 2000 in occasione della prima Conferenza degli italiani nel mondo, fu fatto uno studio dell’Ufficio Italiano Cambi che evidenziò come l’indotto fatto di turismo, rimesse, promozione del prodotto italiano e altro era valutabile in circa 115 mila miliardi di vecchie lire, pari a circa 60 miliardi di euro”, ha raccontato Narducci.


“Una forza su cui l’Italia non ha voluto fare investimenti” ha concluso, confermando la fase attuale di totale smantellamento dei centri di cultura all’estero in rapporto agli investimenti fatti dalla Francia, che ha rilanciato gli istituti Victor Hugo e ne sta aprendo oltre 150 nel mondo, e dalla Spagna, che dedica ai suoi emigrati un bilancio di 60 milioni di euro contro gli 8 milioni spesi dall’Italia”.