Baltazar Porras in Abruzzo: “Speriamo in un Parlamento plurale”

PESCARA – Monsignor Baltazar Porras, arcivescovo di Merida, ha invitato i venezolani residenti in Italia ad andare a votare perché “è un’opportunità unica oltre che un dovere civico”.


Ieri il primo vicepresidente sia della Conferenza episcopale venezolana sia del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) ha celebrato la messa alle 18,30 italiane nella chiesa di Sant’Antonio di Montesilvano (Pescara), dinanzi a una nutrita platea di fedeli locali e italo-venezolani, giunti appositamente per pregare e incontrare il famoso prelato, protagonista anche della politica venezolana dell’ultimo decennio.
In mattinata, insieme al vescovo di Pescara Tommaso Valentinetti, Porras ha fatto tappa anche a Picciano e Piccianello. Nei tre comuni del Pescarese, come ci ha spiegato durante il breve incontro prima della messa, sono attivi come parroci tre suoi sacerdoti emigrati pastoralmente in Abruzzo dal Venezuela: don Amedeo Rossi, Aldo Contreras e Marco Fernandez.


Il Vicepresidente dei vescovi latinoamericani è in Italia già da alcuni giorni e vi rimarrà fino al 9 ottobre, per l’annuale incontro in corso dei vescovi del Celam in Vaticano con il Papa Benedetto XVI, guidati dal presidente Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida (Brasile).


Porras lasciò il testimone della presidenza Celam ad Assis nel 2007, durante la storica Assemblea che la Conferenza tenne per la prima volta a Cuba, paese da dove il prelato venezolano non si fece scrupoli a criticare pubblicamente la Rivoluzione socialista di Chávez e la sua pericolosa deriva autoritaria. Abbiamo chiesto a Porras cosa pensa, a pochi giorni di distanza, della sorprendente dichiarazione di Fidel Castro a un giornale americano sul fatto che il modello socialista cubano non sia esportabile in nessun altro paese poiché non funziona neanche a Cuba:
“Sono le stesse parole che aveva detto pochi giorni prima l’arcivescovo di Caracas Jorge Uroza subendo la violenta reazione da parte di Chávez che addirittura lo fece convocare dall’Assemblea nazionale. Nelle parole di Castro leggo anche una critica indiretta alla politica del nostro Presidente. L’influenza ideologica di Cuba però persiste e la presenza massiccia dei cubani in Venezuela è negativa anche in termini occupazionali perché non è gratis e toglie tanti posti di lavoro ai venezolani”.


Porras si augura che da queste elezioni – come ha anche dichiarato alla Radio Vaticana – esca un’Assemblea nazionale plurale, per riequilibrare il potere pubblico che è stato totalmente nelle mani del chavismo.
“Il Popolo cerca una uscita democratica e pacifica; oggi non c’è una chiara libertà di espressione e di movimento, c’è paura. Riconosco i buoni risultati nel campo della salute e dell’educazione ma nel mio Paese nel 2009 ci sono state oltre 19mila morti violente, più dei morti della guerriglia colombiana. Abbiamo da mesi anche problemi di erogazione d’acqua ed elettricità e mancano molti alimenti necessari”.


Commentando i sondaggi della vigilia elettorale ha aggiunto che “quelli che si sono dichiarati indecisi erano la maggioranza ma in realtà non erano tali. Hanno preferito non rispondere perché non sapevano chi li stava intervistando, temevano sicuramente che fossero sondaggi governativi e avevano paura di finire in liste di proscrizione che poi possono portare ad avere problemi al lavoro. Dalle informazioni che mi giungono dal Venezuela il maltempo e le frane che hanno colpito il Paese non hanno facilitato affatto l’afflusso alle urne.
“Quella venezolana – ha concluso Porras – è una democrazia populista, autoritaria e settaria che non assomiglia a nessun altro modello né europeo e nemmeno latinoamericano”.