Fiducia, i sì sono 342 Senza Fli niente maggioranza

ROMA – Il governo incassa la fiducia sul discorso programmatico del premier Silvio Berlusconi con 342 sì, ma la maggioranza anche solo senza Fli, non arriva a quota 316 e si ferma appena a 310, senza i quattro sì di oggi dell’Mpa a 306.

L’esito del voto, nel giorno in cui il presidente della Camera sancisce l’avvio del suo nuovo partito, non potrà, dunque, non influenzare il resto della legislatura. Ma ecco i numeri della votazione.

Tutti presenti e tutti per il sì i deputati del Pdl (ad eccezione di Giancarlo Pittelli che non fa in tempo a votare e poi lascia a verbale il proprio sì), che sono, dunque 235, ai quali vanno aggiunti i 59 della Lega per un totale di 294 parlamentari. Votano sì anche i finiani, ad eccezione di Mirko Tremaglia e Fabio Granata.
Togliendo il presidente della Camera, che per prassi non vota, si tratta, in totale di 31 deputati (Roberto Menia non fa in tempo a votare sì) ai quali vanno aggiunti 4 esponenti dell’Mpa (Aurelio Misiti non vota), che fanno ‘asse’ con Fli per un totale di 36 deputati e arrivando così a quota 329. Votano con il governo anche 4 esponenti di Noi Sud (Antonio Gaglione era assente), i 5 ex Udc che hanno fondato martedì il gruppo ‘Popolari per l’Italia di domani’, il repubblicano Francesco Nucara, Francesco Pionati dell’Adc, l’ex Api Bruno Cesario e l’ex Idv, ora iscritto al Misto, Americo Porfidia.

Ed ecco raggiunta la quota 342 del voto di ieri. Mancano all’appello i tre Liberaldemocratici Italo Tanoni, Daniela Melchiorre e Maurizio Grassano che si dichiarano insoddisfatti del discorso di Berlusconi e votano no.
Sempre nel ‘ginepraio’ del gruppo Misto due esponenti dell’Svp si astengono (Siegfried Brugger e Karl Zeller) e vota no Rolando Nicco. Disco rosso alla maggioranza anche dal Repubblicano Giorgio La Malfa e dal Liberale Paolo Guzzanti. Massimo Calearo, ex Api, indeciso fino all’ultimo tra il sì e l’astensione, sceglie per quest’ultima via.

Insomma, tolti i finiani la maggioranza si ferma a 310 voti, sei in meno della fatidica quota di 316, che scendono a quota 305 se si leva tutto l’Mpa. La maggioranza ‘tecnica’ non viene raggiunta nemmeno aggiungendo i 3 liberaldemocratici e i due astenuti dell’Svp piu’ Massimo Calearo. Insomma, l’incubo-Prodi per il premier è ora piu’ che reale.

Superato il voto di ieri, tra l’altro, la tenuta della maggioranza sarà sottoposta a diverse prove già dai prossimi giorni. Un esempio è la mozione del Pd per la sfiducia al ministro Bossi dopo l’uscita sui “porci” romani. Domani la capigruppo si riunirà per discuterne la calendarizzazione. E si tratterà di un voto comunque a rischio visto che non è così scontato che gli esponenti dei partiti del sud che hanno sostenuto ieri la maggioranza e i deputati romani del centrodestra votino sì.

BERLUSCONI


Appello alla coesione, Fini: “Sì inevitabile”

ROMA – “I governi democratici traggono la loro capacità di agire dal consenso rinnovato del popolo, ma fra Parlamento e Governo non vi può mai essere contrapposizione”. Così il premier Silvio Berlusconi nel discorso alla Camera dei Deputati con il quale il Governo ha chiesto la fiducia per continuare la legislatura.
“Con il voto del 2008 fu ridotta drasticamente la frammentazione politica, più del 70% dei suffragi si concentrarono su PdL e Pd, individuando un cambiamento nel Parlamento che nella precedente legislatura aveva visto addirittura 15 formazioni parlamentari”, ha detto Berlsuconi.


“Si apriva un varco per quello spirito riformatore auspicato più volte anche dal capo dello stato”. “L’allora leader del Pd Veltroni – ha aggiunto Berlusconi – citò Piero Calamandrei, che condivido in tutte le sue parti e non solo in una parte. Per il padre costituente ‘il regime parlamentare non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza, minoranza che deve avere rispetto per la legittimità costituzionale della maggioranza e del governo. Da qui si deve ripartire per dare un senso a questa legislatura che negli auspici di molti era considerata costituente”.
“Nel maggio di due anni fa – ha inoltre ricordato il Cavaliere in Aula – nel chiedervi il voto affermai che il lavoro che ci aspettava richiedeva ottimismo e determinazione: avevo visto bene. Per l’Italia nel 2008 si apriva una stagione di grande speranze e auspicate riforme”.


“Da qui si dovrebbe partire per praticare il rispetto dell’avversario al posto della faziosità, come dissi il 25 aprile 2009 ad Onna. Questo purtroppo non è successo, l’Italia è vittima di un passato che non passa. C’è stata spesso un’opposizione preconcetta che ha fatto ricorso ad un linguaggio intriso di odio (..) E’ indispensabile ritessere il filo della coesione nazionale”.

OPPOSIZIONE AL PREMIER


Bersani: “15 anni di favole” Di Pietro: “Stupratore della democrazia”

ROMA – Alla fine di una lunga giornata il voto della Camera conferma le previsioni dell’opposizione sulla crisi della maggioranza, agganciata al voto decisivo dei finiani. Nell’aula di Montecitorio, Bersani, Di Pietro e Casini vanno all’attacco, incalzando Berlusconi.


“È la fiducia del cerino, le elezioni ve le siete rimesse in tasca ma con la votazione di ieri si chiude una pagina vecchia”, sostiene Bersani che torna a chiedere le dimissioni del governo.
Senza freni il leader Idv Antonio Di Pietro che, definendo il premier “stupratore della democrazia”, si fa richiamare all’ordine dal presidente della Camera Gianfranco Fini su pressione del premier Silvio Berlusconi.
La “pagina nuova” che Bersani spera di aprire, ovvero un’alleanza tra le opposizioni, ancora non c’è e forse, come anche ieri hanno dimostrato stili e parole diverse, sarà difficile conciliare Casini e Di Pietro. Ma nella denuncia della fine del berlusconismo, “15 anni di favole”, come in quella di metodi come la “compravendita” dei parlamentari, i tre hanno marciato uniti.


Il leader democratico, applauditissimo dai suoi, inchioda il governo sulle promesse non mantenute, “le favole diventate bolle di sapone” e sulla “ribollita dei 5 punti” per rilanciare il governo.
“Presidente, perché non ha parlato del terremoto dell’Aquila? Perché domani non viene con me a Napoli a vedere come va con i rifiuti”, incalza Bersani facendo leva sul silenzio del premier rispetto alle due emergenze. Il governo “non fa e vede sempre un nemico: i magistrati, i comunisti, i traditori”.


E qui parte una difesa d’ufficio del presidente Fini che sara’ applaudito dal finiano Italo Bocchino: “Berlusconi è l’impresario del teatrino della politica e il malcapitato che dissente finisce, come quest’estate nella gogna”.
L’intervento di Di Pietro e’ uno show nel quale l’ex pm dà a Berlusconi dello “stupratore della democrazia”, del membro della “massoneria deviata” e lo definisce un “pregiudicato illusionista”. Il premier perde l’aplomb e chiede l’intervento di Fini, che per due volte richiama Di Pietro a “un linguaggio più consono”. Berlusconi, che avrebbe voluto qualcosa di piu’ di un semplice richiamo, si risiede scettico verso Fini e, piu’ tardi, gesticolando dà del matto al leader Idv.


Anche per Casini il governo “si prepara a campare”. Il suo Udc resta fedele, nonostante le tante sirene, al patto con gli elettori e “a dire no alla 37/ma fiducia” al governo. Ma il leader Udc non ci sta ad avallare il modo con cui il premier parla del passaggio dei 5 deputati centristi al Pdl: “Silvio – ironizza – io ti voglio bene, sono buono come te. Ma devo dirti che pensavo fossimo qui per la scissione dei 35 deputati usciti dal Pdl : evidentemente non avevo capito…”.

TREMAGLIA (FLI)


“Non soddisfatto per la politica sugli italiani nel mondo”

ROMA – Il deputato di Fli Mirko Tremaglia non ha votato la fiducia al governo Berlusconi. Lo ha reso noto lo stesso parlamentare intervenendo nell’Aula di Montecitorio.
Tremaglia ha detto di non essere soddisfatto per come il governo abbia seguito la vicenda degli italiani all’estero. Il deputato, che parlava con un filo di voce, alla fine del suo discorso e’ stato applaudito solo da alcuni esponenti del Pd e dell’Idv.