Sbarco di immigrati per la prima volta a Latina

ROMA – Un barcone di 20 metri con a bordo decine di clandestini palestinesi, almeno una settantina, è sbarcato all’alba di ieri sulle coste di Latina, in località Capoportiere. Molti si sarebbero allontanati all’arrivo delle forze dell’ordine. A quell’ora infatti è arrivata al 113 una telefonata anonima che segnalava lo sbarco di diverse decine di clandestini sulla spiaggia di Latina Lido nei pressi dell’Hotel Fogliano. Giunti sul posto gli uomini della Polizia di Stato e dei carabinieri hanno individuato un peschereccio con scritte straniere e un gommone. La maggior parte dei clandestini si era già allontanata a piccoli gruppi, mentre circa 15 ancora sul posto sono stati immediatamente bloccati. Gli stranieri tutti di nazionalità tunisina ed egiziana, sono stati sottoposti alle visite dei sanitari nell’ospedale di Latina. Sul posto presente anche la Capitaneria di Porto e la Guardia di Finanza che ha provveduto al sequestro dei mezzi usati per lo sbarco. Sono attualmente in corso le ricerche per individuare gli altri stranieri sbarcati.


– Gli immigrati si erano dispersi – spiega il maggiore Emanuele Gaeta, comandante della compagnia di Anzio – ma siamo riusciti a individuarli in poco tempo e ora stiamo svolgendo l’attività di identificazione.
E’ la prima volta che nel Lazio avviene uno sbarco di questo tipo.


Si riaccende la polemica tra la Caritas e il ministero dell’Interno dopo lo sbarco sulle coste di Latina. L’evento non stupisce la Caritas, che già dopo gli arrivi dell’estate nel Salento e in Calabria aveva segnalato come le organizzazioni che gestiscono le rotte della clandestinità stiano ormai da tempo studiando «approdi alternativi». Questa tesi, però, è contestata dal Viminale che esclude che lo sbarco di Latina «possa rappresentare la creazione di nuove rotte per l’immigrazione».
«L’approdo sul litorale latino – si legge in una nota del dipartimento della Pubblica Sicurezza – è stato possibile solo in virtù della particolare conformazione del natante».

Il responsabile immigrazione della Caritas, Oliviero Forti, ammette che nessunon si sarebbe aspettato «uno sbarco addirittura a poche decine di chilometri da Roma».
– Di certo – spiega Forti – il flusso di disperati verso l’Italia non si è mai interrotto.


Polemizzando con il ministero degli Interni, la Caritas poco tempo fa aveva contestato i dati su una sostanziale diminuzione degli sbarchi . E ribadito che l’intesa con la Libia avrebbe addirittura favorito un aumento del traffico di esseri umani lungo le rotte per l’Italia.
– Ci sono rotte sostanziose via terra – aggiunge Forti – che passano dalla Turchia e dalla Grecia, via Albania ma anche tante altre situazioni come chi entra nel nostro paese con il visto turistico e poi vi rimane e per altre strade, come dal Nord-Ovest. Il vero problema è che la propensione a emigrare, per le più svariate ragioni, resta alta.


Il responsabile di migrazione di Caritas insiste che si sta sviluppando la ricerca di nuove rotte e che «c’è ancora molta vivacità via mare».
-In sostanza – conclude – occorre rendersi conto che quello dell’immigrazione è un fenomeno complesso. E che un’unica tipologia di interventi, come appunto i respingimenti, alla lunga produrrà effetti fallimentari.