Autosufficienza e spese mediche, gli italiani vogliono più welfare

ROMA – La non autosufficienza e l’impossibilità di pagare le spese mediche rappresentano la prima paura degli italiani, più sentita della criminalità e della disoccupazione. A ciò si accompagna la richiesta di un welfare più protettivo, efficiente e responsabile, che dia risposte concrete a tutti i cittadini sui temi della sanità e della previdenza. E’ quanto emerge da uno studio realizzato dal Censis per il Forum Ania-Consumatori sui temi del welfare.


Dallo studio emerge in primo luogo il problema delle ingenti spese per il sostentamento dei familiari che si trovano in una ‘condizione critica’. Nel 2009, infatti, il 32,1% delle famiglie italiane si è trovata in gravi situazioni di disagio legate alla necessità di assistere malati terminali o non autosufficienti oppure portatori di handicap, di affrontare situazioni di dipendenza da alcol o droghe, di sopperire all’improvviso perdita di reddito o alla disoccupazione di un loro congiunto. Si tratta di disagi affrontati dalle famiglie in totale autonomia (59%) o con il sostegno di amici o parenti (28%), in assenza o con scarso apporto del sistema di welfare, che in questi casi presenta delle vere e proprie «falle», venendo meno alla sua funzione tradizionalmente universalistica.


Questa sensazione di solitudine si ripercuote direttamente sui timori dichiarati dai cittadini italiani, spiega la ricerca Censis-Ania, infatti, a generare una forte angoscia nell’animo degli italiani, sono in primis la non autosufficienza (85,7%) e l’impossibilità di sostenere le spese mediche (82,5%). La pensione e i problemi connessi con la vecchiaia, invece, non fanno dormire sonni tranquilli al 67,6% degli intervistati. Considerati questi presupposti, non stupisce che la maggior parte degli intervistati richieda un welfare più efficiente e modulato sui nuovi bisogni di protezione.


Tra le azioni possibili, la maggioranza degli italiani individua l’eliminazione degli sprechi e un maggiore coinvolgimento del privato nel sistema previdenziale e sanitario, fermo il ruolo prevalente e di garanzia dello Stato: per il 57,4% il terzo settore e le imprese devono avere un ruolo maggiore nella gestione e nell’erogazione dei servizi sociali. Solo il 15,7% ritiene migliori i servizi forniti dal pubblico, mentre il 14,6% preferisce mantenere lo ‘status quo’ per il semplice motivo che può usufruirne in forma gratuita.
Allo stesso tempo, gli intervistati richiedono un sistema più responsabile e vicino, anche geograficamente, alle loro esigenze: il 59% del campione dichiara di volere che le amministrazioni regionali si occupino di questi servizi con sempre maggiori responsabilità. Gli operatori che erogano i servizi e gli amministratori locali sembrano in sintonia con l’opinione pubblica. In particolare, il 70% degli amministratori dichiara di considerare efficace la partnership pubblico-privato per i servizi in generale, mentre il 37% di loro è assolutamente favorevole a un maggiore coinvolgimento delle imprese e degli enti anche nel sistema sanitario territoriale.
– La gente si fida solo dello Stato e lo considera l’unico soggetto in grado di garantirgli il welfare state – sintetizza il presidente del Censis Giuseppe De Rita -. C’è una grande paura a cambiare – continua De Rita – anche se a volte non si è completamente soddisfatti, si preferisce il pubblico al privato.


Per il presidente dell’Adiconsum Paolo Landi, «per la prima volta nella storia i nostri figli rischiano di avere certezze di lavoro e garanzie di welfare minori rispetto alla generazione precedente».
– Occorre, quindi, ripensare il nostro sistema di welfare, in cui è lo Stato che garantisce tutto – continua Landi -. Riprogettare il futuro non deve e non può significare minor protezione bensì un sistema di sussidiarietà tra pubblico e privato che consenta di salvaguardare mutualità e solidarietà, di recuperare più efficienza nella gestione e una maggiore responsabilità del singolo cittadino.


Il presidente dell’Inps Antonio Mastropasqua spiega che «l’Inps spende ogni hanno 270 miliardi di euro, di cui 150 per le pensioni e 130 per l’assistenza».
– Si tratta di cifre imponenti – aggiunge -. Siamo un istituto unico al mondo, in grado di fornire previdenza e assistenza. Seguiamo tutto l’arco di vita delle persone.