L’addio agli alpini caduti in Afghanistan Napolitano: “Morti per una causa giusta”

“Ogni legittimo confronto politico sulla strategia e sulle prospettive della missione delle Nazioni Unite in Afghanistan non può prescindere dal rispetto per il sacrificio di tutti i caduti tra i militari che vi hanno partecipato e dalla volontà di raccogliere i frutti del loro sacrificio nell’interesse della comunità internazionale, della pace e della stabilità di una regione tormentata”: lo ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo aver ricevuto al Quirinale il ministro della Difesa Ignazio La Russa, nel giorno in cui si sono celebrati i funerali dei quattro Alpini caduti sabato in Afghanistan.

“Ancora un abbraccio di dolore e di solidarietà – ha aggiunto Napolitano che ieri mattina ha preso parte alle esequie – a nome di tutti gli italiani, ai genitori, ai famigliari dei nostri quattro alpini caduti. Dobbiamo a questi ragazzi infinita riconoscenza per aver sacrificato le loro giovani vite servendo con altruismo e coraggio una causa giusta e facendo onore nel modo più alto al loro e nostro paese, all’Italia”.

Oggi il ministro della Difesa terrà nell’aula del Senato un’informativa sulla missione del contingente militare italiano in Afghanistan; subito dopo si recherà alla Camera dei deputati per effettuare la stessa comunicazione. “Marco, Francesco, Gianmarco, Sebastiano hanno testimoniato l’amore nel servizio ai più deboli ed emarginati, non rivendicando diritti ma rispondendo ai bisogni”: Monsignor Pelvi, ordinario militare, ha ricordato così gli Alpini Marco Pedone, Francesco Vannozzi, Gianmarco Manca e Sebastiano Ville, uccisi in Afghanistan in un agguato dei talebani. Nell’omelia tenuta nel corso dei funerali solenni nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli, monsignor Pelvi ha definito i quattro Alpini “profeti del bene comune, decisi a pagare di persona ciò in cui hanno creduto e per cui hanno vissuto”.

“Erano in Afghanistan – ha spiegato il prelato – per difendere, aiutare, addestrare. Compito dei nostri militari, in quella martoriata terra, è il mantenimento della sicurezza, la formazione dell’esercito e della polizia afgani, la realizzazione di progetti civili come ponti, scuole, ambulatori e pozzi”. Un lungo applauso della folla ha accolto l’arrivo in piazza della Repubblica delle quattro bare, cui un picchetto interforze ha reso gli onori. Accanto ai quattro feretri, posti di fronte all’altare e avvolti da un drappo tricolore, il cappello piumato degli Alpini su un cuscinetto rosso.

Gremita la basilica di Santa Maria degli Angeli: presenti le massime autorità dello Stato, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Renato Schifani, il presidente della Camera Gianfranco Fini. Il governo era rappresentato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, dal ministro dell’interno Roberto Maroni, dal ministro degli Esteri Franco Frattini, dai ministri Matteoli, Prestigiacomo, Brunetta, Bossi e Fitto.

Presenti anche i sottosegretari Gianni Letta e Guido Bertolaso e anche molti esponenti politici, tra cui il segretario del Pd Pierluigi Bersani, il leader dell’Udc Pierferdinando Casini e Massimo D’Alema. Il Capo dello Stato, al momento dello scambio del segno di pace, si è avvicinato ai parenti delle vittime per stringere loro la mano; al termine della funzione, Napolitano li ha salutati rivolgendo loro parole di conforto.