Sakineh non è stata impiccata “Ma il rischio resta molto alto”

Sakineh non è stata impiccata ieri, come si temeva, ma resta in pericolo: a riferirlo è Mina Ahadi del Comitato internazionle contro la lapidazione, che cita non meglio precisate fonti iraniane. L’attivista per i diritti umani in esilio in Germania ha spiegato al telefono che l’orario per le impiccagioni in Iran è trascorso senza novità, “ma l’esecuzione potrebbe ancora portata a termine in qualsiasi giorno”.

La 43enne Sakineh Mohammadi-Ashtiani, madre di due figli, è stata condannata alla lapidazione, pena poi convertita nell’impiccagione, per adulterio e concorso nell’omicidio del marito. Da luglio, dopo una mobilitazione internazionale per salvare la vita alla donna, le autorità iraniane hanno fatto sapere che la condanna a morte deve essere ancora confermata nell’ultimo grado di giudizio. Un figlio della donna, Sajjad Ghaderzadeh, e il suo avvocato sono stati arrestati in Iran il mese scorso insieme a due giornalisti tedeschi che stavano cercando di intervistarli. La Ahadi ha osservato che la reazione di “Francia, Gran Bretagna, Italia, Ue e Stati Uniti”, da cui sono venuti appelli a risparmiare la vita di Sakineh, “è stata molto positiva”, ma ha ricordato che “l’esecuzione è stata rinviata e non annullata”.

Secondo fonti iraniane, infatti, il nome della donna si trova su una lista di persone da giustiziare nei prossimi giorni stilata dalla Corte suprema iraniana. La comunicazione sarebbe già arrivata al carcere di Tabriz, nel nord dell’Iraq, dove è rinchiusa Sakineh. Da Teheran, il portavoce del ministero egli Esteri Ramin Mehmanparast ha accusato l’Occidente di strumentalizzare il caso per tenere l’Iran “sotto pressione”.