Sviluppo umano, Norvegia al primo posto Italia 23esima, maglia nera allo Zimbabwe

ROMA – Non riservano sorprese i vertici della classifica sullo sviluppo umano nel mondo stilata per conto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp). Il primo posto spetta infatti alla Norvegia, seguita dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. Nella top ten anche Stati Uniti, Olanda, Svezia e Germania, mentre l’Italia è 23esima su 169 paesi.


Nel Rapporto sullo Sviluppo Umano 2010, intitolato ‘La vera ricchezza delle nazioni: vie dello sviluppo umano’ e presentato ieri alla Camera, l’ultimo posto spetta invece allo Zimbabwe, preceduto da Congo, Niger, Burundi e Mozambico.


In generale, quello che emerge dal rapporto è che tra gli anni Settanta e oggi gran parte dei paesi in via di sviluppo ha realizzato grandi progressi nei campi della sanità, dell’istruzione e degli standard di vita fondamentali, con molte delle nazioni più povere che registrano i progressi maggiori. Ma non mancano i paesi che hanno perso terreno, tra i quali proprio lo Zimbabwe.


A livello globale, negli ultimi 40 anni l’aspettativa di vita è balzata da 59 a 70 anni, le iscrizioni scolastiche dal 55 al 70 per cento, il Pnl pro capite è raddoppiato a più di 10mila dollari. Le singole regioni del mondo, tuttavia, hanno partecipato a questo sviluppo in modo tutt’altro che omogeneo. Ad esempio, se nei paesi arabi l’aspettativa di vita è salita di 18 anni e in Oman di ben 27 anni, nell’Africa subsahariana la crescita è di soli otto anni.


Da un’analisi integrata dei parametri che compongono l’Indice di Sviluppo Umano (Isu), che sono salute, istruzione e reddito, emergono dieci ‘Top movers’, vale a dire dieci paesi che hanno avuto i miglioramenti più marcati negli ultimi 40 anni. Al vertice di questo gruppo c’è l’Oman, seguito da Cina, Nepal, Indonesia, Arabia Saudita, Laos, Tunisia, Corea del Sud, Algeria e Marocco. Tra questi paesi, la Cina è l’unico entrato nel gruppo solo in virtù della crescita del reddito, mentre in generale i principali motori dell’Isu sono stati la salute e l’istruzione.
– Non c’è necessariamente un rapporto tra lo sviluppo umano e la crescita economica – ha spiegato Antonio Vigilante, direttore Undp a Bruxelles, presentando il rapporto a Roma – Paesi con scarsa crescita economica hanno avuto un grande sviluppo umano, perché il dato complessivo dipende da vari fattori, tra cui il modo in cui si usano le risorse e la posizione geografica.