D’Alema insiste: “Venga al Copasir”

Massimo D’Alema non desiste e, in tema di sicurezza di Silvio Berlusconi, collegata ai risvolti delle feste che si sarebbero svolte nelle residenze del premier, il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, si legge in una nota, “ha inviato questa mattina, al termine della riunione del Copasir, una lettera al presidente del Consiglio rinnovando l’invito alla sua audizione”. Una iniziativa già preannunciata “la scorsa settimana all’Autorità delegata, dott. Gianni Letta”.

“Il presidente D’Alema ha perso l’ennesima occasione per aderire a quella leale collaborazione istituzionale cui la nuova legge sui Servizi segreti è ispirata. L’iniziativa assunta stamattina è invece la prova evidente del tentativo di piegare il Copasir ad arma impropria di lotta politica”. Così Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato e componente del Copasir. Intanto il ministro dell’Interno Roberto Maroni, come già fatto al Senato, ha ribadito alla Camera che sul caso Ruby “nella gestione della vicenda non si evidenzia alcuna modalità che possa richiamare frettolosità o superficialità, avendo gli uffici della questura di Milano rispettato tutte le procedure previste dalla legge, dai regolamenti e dalla costante prassi”.

Replica a breve giro di Posta il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: il ministro Maroni “ha spostato l’attenzione” del caso Ruby “sui funzionari della Questura” di Milano, “che meno male hanno fatto il loro dovere e per questo li ringraziamo”. “Ma il problema – ha affermato – non è cosa abbiano fatto o non fatto quelli della Questura di Milano, quanto ciò che ha fatto, con artifici e raggiri, il presidente del Consiglio per cercare di trarre in inganno i funzionari, facendo credere loro che la nipote di Mubarak era stata erroneamente fermata, mentre si trattava di una ragazza minorenne, che stava in Questura senza documenti e accusata di aver rubato.