Pisapia batte Boeri e nel Pd s’apre il dibattito

ROMA – Il film sulle primarie, visto in Puglia, si replica nel capoluogo lombardo anche se Giuliano Pisapia non è Nichi Vendola. E lo schiaffo brucia ai vertici del Pd anche se il segretario Pier Luigi Bersani si mostra più preoccupato per il calo dei votanti che per la sconfitta di Stefano Boeri e ora, applicando una strategia nazionale, chiede al vincitore di andare ‘’oltre il centrosinistra’’. Sono, però, il vicesegretario Enrico Letta ed il presidente Rosy Bindi a chiedere di fermare il treno in corsa prima che sia tardi: il primo per rivedere il perimetro dell’alleanza, la seconda, in polemica contro la decisione del Pd milanese di schierare un candidato.


Bersani, assicurano ai piani alti del Pd, non ha chiesto la testa dei vertici locali dopo che l’architetto Stefano Boeri, scelto come l’asso nella manica per conquistare Milano, è stato sconfitto dall’avvocato di Sel Giuliano Pisapia. Non è ancora detto, è convinto il segretario Pd, che sotto la Madonnina non si possa vincere anche con un candidato espressione della sinistra. La speranza del segretario, proprio rispetto alla crisi di governo, si chiama Terzo Polo, cioè la candidatura di Gabriele Albertini che potrebbe sortire a Milano lo stesso effetto di spaccare il centrodestra, come Adriana Poli Bortone ha avuto in Puglia, consentendo la vittoria di Nichi Vendola. Per questo, in attesa di sapere che cosa faranno Fli e Udc, Bersani chiede a Pisapia ‘’una proposta che si rivolga ad una opinione più vasta di quella consolidata del centrosinistra’’. E da parte sua, oggi, si rivolgerà a mondi che vanno oltre il centrosinistra, proponendo un patto sociale in un incontro con le parti sociali che vedrà seduti insieme il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ed i leader di Cgil, Cisl e Uil.
Si spinge oltre le speranze e chiede un cambio di rotta, invece, Enrico Letta, critico verso primarie che, spiega il fedelissimo Francesco Boccia, ‘’sono diventate un regolamento di conti tra ex Pci’’.
– Il voto di Milano disegna scenari sui quali sarà bene riflettere in profondità prima che sia troppo tardi – sostiene Letta con una frase sibillina che in realtà è una richiesta di superare il perimetro dell’attuale centrosinistra.


A Milano come a Roma serve un’alleanza per la democrazia, secondo la formula di Bersani, sulla quale oggi, dentro il Pd, si ritrova la minoranza di Dario Franceschini e Paolo Gentiloni, capofila insieme a Walter Veltroni dell’altra minoranza interna. Massimo D’Alema rilancia la necessità di una ‘’coalizione democratica ampia per voltare pagina’’ e sostiene che ci sono ‘’tante cose importanti che uniscono la destra democratica di Fini fino alla sinistra’’, a partire dalla necessità di ripristinare le regole democratiche tra le quali la riforma elettorale. La necessità di non chiudersi in un recinto con Idv e Sel è sostenuta anche da Rosy Bindi, critica all’indomani della sconfitta a Milano.


– Avevo avvertito di non schierarci a Milano visto che c’erano già tre autorevolissimi candidatim – sottolinea.
Il segretario Pd non la pensa così, rivendica la scelta di schierare Boeri perchè ‘’il Pd non è un notaio’’, ma si interroga su come sanare la frattura con l’elettorato visto il calo rispetto alle passate primarie per le comunali. Un campanello d’allarme che va ascoltato quanto prima soprattutto se, visto l’aria che tira, la prossima primavera si potrebbe tornare alle urne.