Haiti, ancora allarme colera l’epidemia supera la frontiera

Quattro settimane dopo l’inizio dell’epidemia di colera ad Haiti, un primo caso della malattia è stato accertato oltrefrontiera, nella vicina Repubblica Dominicana. E ad Haiti il contagio non si ferma: i morti sono arrivati a 1034 mentre in 16.799 sono ricoverati in ospedale. Il paziente accertato nella Repubblica Dominicana è un operaio di origine haitiana, 32enne. L’uomo, che di recente era tornato ad Haiti per una vacanza, è adesso ricoverato in isolamento nella città di Higuey. Le autorità dominicane hanno rafforzato i controlli alle frontiere e bloccato l’importazione di abiti usati, che vengono venduti nei mercati delle pulci in villaggi e zone rurali di tutto il Paese.

Intanto le Nazioni Unite hanno detto che gli attacchi contro gli operatori umanitari che lavorano contro l’epidemia di colera stanno ostacolando seriamente la risposta internazionale al problema. Sono stati cancellati voli di aiuti, ridotti i progetti di deputazione delle acque, saccheggiati o bruciati nei magazzini gli alimenti. Le truppe Onu sono accusate di aver portato nel Paese la malattia. L’Onu ha attribuito la responsabilità degli attacchi a “facinorosi”; e ha detto che le violenze cercando di sabotare le elezioni. Iniziati lunedì, gli scontri contro i ‘caschi blu’ sono proseguiti martedì e hanno fatto almeno un morto. Ma al di là della polemica sul modo in cui l’epidemia è arrivata nel Paese (secondo gli scienziati, potrebbe essere stata portata dall’Asiamolti anni fa), la Forza di stabilizzazione delle Nazioni Unite è largamente impopolare perché è considerata come il volto pubblico del governo haitiano.

Attualmente il colera è presente in sei delle dieci province dell’isola caraibica colpita dal devastante terremoto nel mese di gennaio. La provincia rurale centrale di Artibonite, epicentro della malattia, continua ad essere la più colpita, con circa 600 dei decessi totali. Ma anche a Port-au-Price, che fu teatro delle più pesanti distruzioni causata dal terremoto del 12 gennaio, ha già segnalato 27 decessi; e le autorità stanno cercando di evitare che il contagio arrivi nei bassifondi e nelle tendopoli che ospitano più di 1,3 milioni di sopravvissuti senza casa. Le Nazioni Unite stimano in 200mila il numero degli haitiani che potrebbe cadere vittima del contagio se l’epidemia si estendesse a tutto il Paese di circa 10 milioni di persone; e ritiene che occorrano 163 mld di dlr in aiuti per far fronte al contagio. Ma nonostante tutto, le elezioni presidenziali e legislative si terranno, come previsto, il 28 novembre.

Il presidente haitiano René Préval ha lanciato un appello alla calma dopo gli scontri tra manifestanti e Caschi blu dell’Onu in diverse città a causa di una psicosi sull’origine dell’epidemia di colera che si sta diffondendo sull’isola caraibica. “Causare disordini e instabilità non ha mai portato a soluzioni in un paese che passa momenti difficili’’, ha dichiarato il presidente in un messaggio preregistrato. Préval, pur senza citarli per nome, ha denunciato gruppi che approfittano della situazione creata ad Haiti da colera ed intemperie per fomentare disordini, bloccare le strade e seminare discordia fra la popolazione, le autorità nazionali e la missione di pace dell’Onu, laMinustah. “I colpi d’arma da fuoco, il lancio di bottiglie, le barricate di pneumatici incendiati – ha detto il presidente – non consentiranno di eliminare il germe del colera”.