Premier: «Fiducia o elezioni anticipate»

ROMA – Fiducia, al Senato e alla Camera, o voto. Il premier Berlusconi non cambia linea e tenta il ‘colpaccio’ del doppio via libera per ”andare avanti”. Nel mirino ci sono sette deputati, voto più voto meno, ed è guerra di ‘transfughi’ tra Pdl e Fli, con il presidente della Camera Fini spiazzato dai tempi lunghi della verifica
Prima bisogna approvare la Finanziaria, perchè c’è la crisi economica che tanto preoccupa il Colle e spinge i partiti dell’opposizione ad ammiccare all’esecutivo tecnico. Al 14 dicembre, il D-Day del Cavaliere, manca ancora un mese e le armi di seduzione non mancano certo al presidente del Consiglio.


– Non abbiamo aperto nessun calciomercato – spiega in Transatlantico la ‘reclutatrice’ Daniela Santanche’ -. Diciamo piuttosto – precisa – che è partita una controffensiva. Noi non telefoniamo: ci telefonano.
– Le telefonate? Non mi appartengono e, anzi, le trovo controproducenti – prova a smentire il coordinatore Pdl Ignazio La Russa – non le ho mai fatte e non le farò mai.


Dopo il ritorno nel Pdl del ‘figliol prodigo’ Giuseppe Angeli, che se ne era andato con i futuristi, non sembra però casuale la frenata del pidiellino Piergiorgio Massidda. Il parlamentare sardo era indicato ad un passo da Fli, ma oggi, dopo aver parlato con Fini, ha preferito rimandare la decisione sul cambio di casacca.
– Perchè la testa è con il presidente della Camera – si è fatto sfuggire a Montecitorio – ma il cuore resta con Berlusconi.


I finiani hanno il dente avvelenato e avrebbero tentato la vendetta con la mozione di sfiducia al ministro della Cultura Sandro Bondi, calendarizzata il 29 novembre quando l’accordo siglato al Colle prevedeva di rimandare tutto a dopo la legge di Stabilità.
– Una iniziativa abnorme – tuona il ministro, mentre dietro le quinte si intensificano i contatti tra Palazzo Chigi e altre istituzioni, nonchè gli appelli del Capo dello Stato ad abbassare i toni. Alla fine i futuristi, secondo indiscrezioni, sembrano accettare di non partecipare al voto. E lo ‘showdown’ anticipato salta.


Il premier, dal canto suo, ci crede. Giudica ”irresponsabile” avere aperto la crisi, rifiuta l’ipotesi di un Berlusconi-bis e, mentre lavora per portare a casa la fiducia dei due rami del Parlamento, prosegue nella sua azione di governo. Tanto che nel Cdm di oggi porterà la nomina del presidente della Consob attesa ormai da diverso tempo. Un chiaro segnale, appunto, della volontà di non mollare la presa.


– Chiediamo la fiducia per andare avanti, la linea del premier è chiara e la porteremo avanti con grande coerenza – sottolinea il Guardasigilli Angelino Alfano tra una stretta di mano al ministro dell’Interno Maroni e una telefonata di congratulazioni al procuratore di Napoli per l’arresto del super latitante Antonio Iovine.
– Chiediamo di non fare salti nel buio – aggiunge il ministro della Giustizia – perchè c’è la crisi economica e questa è una buona ragione per fare lavorare il governo legittimamente eletto dal popolo.


Alla situazione ”per tanti aspetti complessa” dell’economia guarda anche il presidente Napolitano, che davanti al premier Berlusconi è tornato a parlare delle nuvole nere che si intravvedono ancora all’orizzonte.
– L’Italia ha una posizione solida – sostiene dall’Ecofin il ministro dell’Economia Tremonti, ma il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ribatte da Roma che ”la soluzione della crisi non si trova nel centrodestra”, mantenendo così in vita l’ipotesi di un super esecutivo tecnico. Una soluzione simile a quella che nel ’93 porto’ a Palazzo Chigi Carlo Azeglio Ciampi e non è un caso che si faccia il nome di Mario Draghi. Un’ipotesi tra le tante che in queste ore circolano nei palazzi della politica.