Maxi-aiuto alle banche si tratta a Dublino

BRUXELLES – Si tratta a Dublino per mettere a punto il piano di salvataggio delle banche irlandesi, il cui crack avrebbe conseguenze nefaste per l’intera zona euro ma anche per il Regno Unito, il Paese più esposto verso il sistema bancario dell’ex Tigre Celtica. Tanto che Londra si è già detta pronta a partecipare agli aiuti. Aiuti che comunque il governo guidato da Brian Cowen non ha ancora richiesto. I mercati sembrano però credere al varo dell’operazione, visto che tutte le principali banche dell’isola hanno fatto registrare forti rialzi in Borsa. Ma il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, aprendo la conferenza dei banchieri centrali europei a Francoforte, non ha nascosto la sua ‘’profonda preoccupazione’’ per una situazione ‘’ancora eccezionalmente problematica e incerta per il settore finanziario e per l’economia reale’’ dell’Eurozona.


Il timore è sempre lo stesso: che la febbre irlandese possa contagiare altri Paesi, a cominciare da quelli più in difficoltà sui mercati, dal Portogallo alla Spagna. Il problema più urgente di Dublino – che secondo l’Ocse chiuderà il 2010 ancora in recessione come Madrid ed Atene – è dunque quello delle banche, che non sono ancora in grado di essere autosufficienti nonostante una ricapitalizzazione costata allo Stato più di 50 miliardi di euro (la cui conseguenza è un deficit-mostro schizzato al 32%). Ad uno ad uno in queste ore gli esperti di Commissione Ue, Bce ed Fmi stanno arrivando nella capitale irlandese, già ieri teatro di colloqui e lunghe riunioni che hanno coinvolto anche la Banca centrale d’Irlanda
– Le attese – ha spiegato il governatore Patrick Honohan – sono per un prestito molto importante di Ue ed Fmi, di decine di miliardi.


Molte finora le cifre circolate: ma col passare delle ore l’importo presunto dell’operazione salva-banche sarebbe lievitato a quota 100 miliardi di euro. Due terzi li dovrebbe sborsare la Ue, un terzo l’Fmi, come previsto dal meccanismo anticrisi da 750 miliardi di euro varato dagli Stati europei lo scorso maggio, dopo l’esplosione della crisi greca. In particolare, ad essere attivati sarebbero: lo European financial stabilty Mechanism (Efsm), dotato di 60 miliardi di euro e gestito dalla Commissione Ue (previo voto a maggioranza qualificata dell’Ecofin); lo European financial stability facility (Efs), il cosiddetto Fondo salva-Stati dotato di 440 miliardi di euro (serve unanimità Eurogruppo); l’Fmi, che mette a disposizione fino a 250 miliardi.
– Il tasso di interesse applicato agli aiuti – ha spiegato il banchiere centrale irlandese – dovrebbe essere attorno al 5%, in linea con quanto solitamente richiesto dall’Fmi.


Oggetto del negoziato non è solo l’entità dell’eventuale prestito, ma anche la sua durata e le condizioni alle quali dovrà essere concesso. Condizioni – spiega una fonte della Commissione Ue – che dovranno essere ‘’molto severe’’. Un compito non facile, visto che il governo irlandese ha gia’ annunciato tagli per 15 miliardi di euro in quattro anni, con il piano di austerity che sarà approvato la prossima settimana. Il premier Cowen deve vedersela con buona parte della popolazione, a partire dall’elettorato euroscettico, che considera un’umiliazione l’eventuale ricorso ad aiuti della Ue, che di fatto – come avvenuto con la Grecia – porterebbero ad una sorta di commissariamento dell’isola. C’è infine lo scoglio della tassazione sulle imprese, molto vantaggiosa in Irlanda, e che la Ue preme per inasprire. Ma finora il ‘no’ di Dublino è stato secco, anche perchè la corporate tax viene vista come il motore che ha generato negli anni passati il miracolo economico dell’isola.