Haiti nel caos, volontari aggrediti Stop ai soccorsi di Onu e Oxfam

Dei volontari statunitensi sono miracolosamente sfuggiti al linciaggio della folla inferocita che controlla le strade di Cap Haitien, la seconda città dell’isola caraibica, la più colpita dall’epidemia di colera che ha causato finora oltre 1.100morti e rischia di aggravarsi ora con lo stop delle operazioni di soccorso a cui è stata costretta l’Onu e diverse agenzie umanitarie nel nord del paese.

Un teamdi 11 persone dell’organizzazione Christian Motorcyclists Association che si definiscono ‘missionari in motocicletta’ è stato affrontato da uomini armati di machete mentre cercavano di lasciare la città a bordo di un autobus. L’autista, bloccato da uno sbarramento di pneumatici incendiati, con gli haitiani che colpivano le porte e i finestrini a colpi di pietre, ha ingranato la retromarcia ed è fuggito al blocco.

“Il nostro autista è riuscito a ripartire, non so come – ha raccontato Terry Gibson, responsabile del gruppo di volontari – E miracolosamente ce l’abbiamo fatta ad arrivare in una caserma dell’Onu. Dio ci ha protetto”. Ma per il quarto giorno consecutivo sono scoppiati disordini a Cap Haitien. Sono stati registrati sei feriti da colpi di arma da fuoco sparati, secondo vari testimoni, dai Caschi Blu dell’Onu. Fonti non confermate parlano di una persona uccisa. La rabbia dei dimostranti si è rivolta in particolare contro le truppe nepalesi del Minustah, i 12 mila uomini del contingente internazionale dell’Onu presente ad Haiti, accusate di aver trasmesso il colera: tesi smentita dai responsabili delle Nazioni Unite.

La Commissione europea ha stanziato proprio ieri 12 milioni di euro per le vittime del colera ad Haiti, che ha oltre 18 mila persone ricoverate con sintomi dellamalattia. “La situazione sta degenerando – ha affermato la commissaria europea allo sviluppo, Kristalina Georgieva – Vogliamo dare il nostro contributo per fare una vasta campagna di prevenzione e per spiegare come si può evitare la propagazione della malattia”. L’Onu e l’Oxfam hanno interrotto le operazioni di soccorso nel nord di Haiti viste le volente manifestazioni di protesta degli haitiani. “Non possiamo fisicamente arrivare nei luoghi di lavoro – ha affermato Julie Schindall, portavoce di Oxfam ad Haiti – Abbiamo detto al nostro staff di rimanere a casa finché le operazioni rimarranno sospese”. L’Onu è convinta che le proteste abbiano motivi politici, visto che le elezioni presidenziali e amministrative sono state fissate per il prossimo 28 novembre. “Queste manifestazioni hanno un movente politico – ha detto il colonnello Mauricio Cruz, che comanda le truppe brasiliane dell’Onu ad Haiti – È un fatto ricorrente ad Haiti quando si avvicinano le elezioni. La Minustah sta facendo il possibile per aiutare il paese ma agli occhi dell’opposizione noi stiamo in realtà aiutando il governo attuale”. Dall’inizio dell’epidemia in ottobre Jude Celestin, il candidato del presidente uscente René Préval, è sceso dal primo posto al terzo nei sondaggi d’opinione. “Il maggiore obiettivo delle nostre operazioni è evitare che l’epidemia giunga a Port au Prince – ha proseguito Cruz – Abbiamo messo dei blocchi intorno a Cap Haitien per evitare che le persone circolino liberamente per il paese. Una volta nella capitale il colera potrebbe diffondersi rapidamente perchè tante persone sono accampate lì in situazione precaria dopo il terremoto”. La Repubblica Dominicana ha già chiuso i confini terrestri con Haiti dopo un caso di colera, e un altro caso isolato è stato denunciato in Florida.