Cina, scrive un messaggio su Twitter condannata a un anno di lavori forzati

Una blogger cinese è stata condannata a un anno di campo di lavoro per aver diffuso su Twitter un messaggio che ridicolizzava i nazionalisti anti-giapponesi. La condanna è apparsa così pesante e sproporzionata che in sua difesa sono intervenuti non solo attivisti per i diritti umani e dissidenti cinesi, ma anche l’amministratore delegato della popolare piattaforma di micro-messaggi, Dick Costolo.

“Caro governo cinese – ha scritto Costolo sul suo sito web – lunghe detenzioni per aver mandato un tweet sarcastico non sono né la miglior soluzione né il futuro del vostro grande popolo”. Twitter, un sito che consente di inviare sulla rete brevi messaggi che possono essere trasmessi anche attraverso i telefoni cellulari, è oscurato dalla censura cinese come tutti i principali siti di comunicazione sociale, tra cui Facebook. Buona parte degli internauti cinesi, in tutto oltre 400 milioni, usano i cosidetti “proxy server” per raggiungere i siti vietati. Twitter è uno degli strumenti di comunicazioni preferiti dai dissidenti cinesi. Tra gli altri è stato usato da Liu Xia, la moglie del premio Nobel per la pace, il dissidente detenuto Liu Xiaobo, per sfuggire alla feroce censura alla quale è stata sottoposta dall’inizio di ottobre.

L’arresto e la condanna a un anno di “rieducazione attraverso il lavoro” della blogger, che si chiama Chen Jianping, sono stati denunciati ieri dal suo fidanzato, Hua Chunhui. Hua ha spiegato che aveva mandato alla fidanzata un “tweet” nel quale si prendeva gioco dei giovani nazionalisti che avevano organizzato manifestazioni contro il Giappone, invitandoli ironicamente ad attaccare il padiglione giapponese all’Expo di Shanghai, che era sorvegliato da un massiccio schieramento di polizia. Chen Jianping ha inoltrato il messaggio a un altro amico, aggiungendo il commento: “forza, giovani arrabbiati!”.

I due sono in seguito stati fermati dalla polizia ma, mentre Hua è stato rilasciato dopo cinque giorni, Chen è stata condannata a trascorrere un anno in un di campo di lavoro, uno dei cosidetti “laogai”. In Cina la polizia può decidere di rinchiudere un cittadino nei “laogai” per un massimo di quattro anni senza che sia necessario un intervento della magistratura. Si ritiene che attualmente circa 300 mila persone siano detenute nei campi di lavoro. La vicenda dimostra, secondo il direttore regionale di Amnesty International Sam Zarifi, “il livello della repressione contro la libera espressione su Internet esercitato dalla Cina”. Cheng Jianping, 46 anni, è conosciuta dagli internauti cinesi con lo pseudonimo di Wang Yi, che utilizza per i suoi interventi su Twitter. Recentemente, Cheng aveva espresso il suo apprezzamento per l’ assegnazione a Liu Xiaobo del premio Nobel.

Renee Xia, direttrice del gruppo umanitario Chinese Human Rights Defender, ha affermato che Cheng fa parte di un gruppo di “coraggiosi sostenitori dei diritti umani” i quali “viaggiano per il paese per presentarsi nei tribunali dove si celebrano i processi contro i dissidenti. Il fatto che l’hanno mandata in un campo di lavoro dimostra che il governo è deciso a colpire duramente queste persone”.