Wikileaks, Assange arrestato a Londra

Si è conclusa la caccia a Julian Assange, l’uomo che attraverso Wikileaks ha messo in subbuglio la diplomazia mondiale. L’arresto del fondatore del sito di rivelazioni è avvenuto in un commissariato di Londra, in modo concordato con la polizia.

Alle 9,30 (le 10,20 in Italia) il 39enne australiano si è presentato con i suoi due avvocati britannici, Mark Stephens e Jennifer Robinson, ed è stato eseguito il mandato d’arresto europeo richiesto dalla Svezia, dove la magistratura vuole interrogare Assange per decidere se incriminarlo per stupro dopo la denuncia di due donne. Assange resterà in custodia cautelare fino al 14 dicembre perché è stata respinta la richiesta di uscire su cauzione.

Il commissariato in cui doveva costituirsi è cambiato continuamente fino all’ultimo per evitare l’assalto dei cronisti. Nel pomeriggio Assange è comparso davanti al tribunale di Westminster che doveva decidere se ci sono gli estremi per la sua estradizione in Svezia. Assange ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali con le due accusatrici, ma sostiene che fossero consensuali. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, non ha nascosto la sua soddisfazione: “Era ora: l’accerchiamento internazionale ha avuto, per fortuna, successo”.

Soddisfatto anche il segretario alla Difesa Usa, Robert Gates: “Un buona notizia”. Wikileaks ha definito l’arresto come un attacco alla libertà di stampa, ma ha fatto sapere che l’azione non impedirà all’organizzazione di diffondere nuove rivelazioni. “Wikileaks è operativo, stiamo continuando sullo stesso percorso già tracciato”, ha spiegato una portavoce del gruppo, Kristinn Hrafnsson, aggiungendo che il sito di Wikileaks sarà operato da un gruppo di persone che lavorano da Londra e altre località. Fonti dell’organizzazione hanno fatto sapere di non aver intenzione, almeno per ora, di diffondere il codice che consentirà di aprire l’assicurazione sulla vita di Assange, un file da più di un giga che contiene altre informazioni topsecret e che è già nella mani di migliaia di persone che lo hanno scaricato dalla rete.

Intanto prosegue la guerra informatica all’organizzazione, le cui finanze sono state sistematicamente attaccate nelle ultime ore. Ma dopo che le autorità svizzere hanno chiuso un conto corrente utilizzato da Assange, i sostenitori dell’organizzazione sembrano voler vendicarsi della banca svizzera che ha congelato i beni di Assange. Gli hacker di Operation Payback hanno minacciato di scatenarsi contro Paypal, che ha pubblicamente rivendicato il merito di aver congelato l’account utilizzato dal gruppo sulla banca svizzera PostFinance.