Governo, la sfiducia a Bondi il primo esame

ROMA – Incassata la fiducia alla Camera e al Senato il governo è ora chiamato a dimostrare la propria capacità di tenuta provvedimento per provvedimento nelle Aule parlamentari. E, dopo che già oggi sul decreto rifiuti a Montecitorio si sono viste prove di maggioranza allargata all’Udc, il nuovo vero banco di prova è la sfiducia al ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi che sarà in Aula la prossima settimana. Un documento sul quale è già scontro tra Fli e Pdl.

Secondo indiscrezioni il leader di Fli, infatti, ne avrebbe parlato ieri con i suoi. Indiscrezioni che, se confermate, per Bondi, che ne scrive al presidente della Repubblica, rappresenterebbero ‘’in maniera plateale’’ il ‘’venir meno del ruolo di garanzia istituzionale del presidente della Camera e una abnorme commistione tra imparzialità del presidente della Camera e leadership di un gruppo parlamentare’’.

La mozione – attacca il portavoce di Fini – era in calendario da tempo e l’orientamento sul voto è rimesso alle valutazioni dei singoli gruppi parlamentari, quanto alle indiscrezioni sulle parole di Fini ai suoi, Bondi avrebbe potuto chiederne conto allo stesso presidente della Camera che le avrebbe nettamente smentite. Tutto fa comunque pensare che sulla mozione Bondi possa andare in scena una nuova conta. Un braccio di ferro che si sarebbe potuto verificare anche oggi alla Camera sul decreto rifiuti sul quale, però, il governo ha deciso di aprire all’Udc recependo alcune modifiche e ottenendone in cambio un sostanziale nulla osta. Ma la prossima settimana parlamentare si annuncia di fuoco, soprattutto se il nuovo polo composto da Fli, Udc, Mpa, Api e Libdem si comporterà compattamente sui voti spostando ben cento parlamentari.

A Montecitorio andranno in esame, oltre alla mozione su Bondi quella dell’Idv sulla revoca delle deleghe al ministro Roberto Calderoli per la questione delle camicie verdi, quella di Fli sul pluralismo della Rai e quella del Pd sul fisco. Tra i provvedimenti in calendario c’è anche la proposta di abolizione delle province, tema su cui si è già registrato in passato un duro braccio di ferro interno alla maggioranza durante la scorsa manovra estiva. La prossima settimana sarà, poi, anche quella dell’approdo in Aula al Senato del ddl Gelmini sull’Università che dovrebbe essere blindato e avere il via libera entro il 22 dicembre. A quel punto sia la Camera che il Senato chiuderanno i battenti, ma le battaglie saranno solo rimandate. A gennaio andrà in Aula certamente il decreto di fine anno, già annunciato dal governo e che verrà varato nell’ultimo Cdm utile del 2010. Proseguirà, poi, nelle commissioni competenti l’esame dei decreti attuativi del federalismo fiscale, sui quali la Lega ha già fatto sapere di non contare su alcun sostegno da parte dell’Udc che È, d’altra parte, l’unico partito di opposizione ad aver votato no alla legge delega.