Tutti liberi i 23 giovani arrestati

ROMA – Tutti liberi, tutti a casa. Il tribunale di Roma scarcera i 23 fermati negli scontri di martedì nel centro storico. Le direttissime hanno portato alla convalida degli arresti e solo per uno dei fermati, il figlio di Vincenzo Miliucci, leader dell’autonomia operaio romana negli anni ‘70, si è deciso per gli arresti domiciliari. Resistenza aggravata, danneggiamento e, in alcuni casi, lesioni aggravate: questi i capi di imputazione nei confronti dei 23. In tribunale non sono mancati momenti di forte tensione.

In una cittadella giudiziaria blindata già dalle prime ore di ieri mattina, erano tanti gli amici e ‘’sostenitori’’ dei ragazzi arrestati. Al termine di una delle udienza di convalida, nei corridoi al primo piano della palazzina A, si è rischiato il tafferuglio quando una ragazza, amica di uno dei fermati, ha tentato di forzare il cordone che le forze dell’ordine avevano creato per consentire il passaggio degli arrestati.

‘’Fumose e poco chiare’’, così i difensori descrivono le accuse mosse nei confronti di chi è rimasto coinvolto nella guerriglia che ha seminato terrore nel cuore della Capitale. Nel convalidare e poi disporre il ritorno in libertà degli otto arrestati le cui posizioni erano alla loro attenzione, i giudici della IV sezione del tribunale penale collegiale scrivono che ‘’appare necessario approfondire le posizioni individuali alla luce degli elementi acquisiti nel corso dell’ udienza di convalida, e, per altro verso, che non si ravvisano esigenze cautelari, attesa la eccezionalità dell’evento nel quale le condotte incriminate hanno trovato occasione di manifestarsi, la giovane età e lo stato di incensuratezza degli arrestati ‘’.

Nel racconto dei parenti, soprattutto delle mamme e dei papà in attesa fuori dalle Aule, emergono particolari sul vissuto dei ragazzi fermati.
– Non sono dei violenti, le forze dell’ordine non hanno fermato i veri teppisti – giurano gli amici. Nel caso di Mario Milicucci, a difenderlo di fronte al collegio giudicante è stata la madre, l’avvocato Simonetta Crisci.
– Mio figlio e’ un ragazzo tranquillo – spiega – lo chiamano ‘l’inglese’ per i suoi modi: lo accusano di aver imbrattato con dello spray una filiale di una banca e, dicono, di averlo fermato con tre grosse pietre addosso. Mario ovviamente ha negato di avere sassi con sé: nel verbale delle forze dell’ordine si parla di tre massi da oltre due chili l’uno, una cosa che non sta né in cielo né in terr. Oggi, comparirà davanti al gip del tribunale dei minorenni per la conferma del fermo il minorenne ripreso in alcuni video mentre impugna un manganello e delle manette. Il giovane è anche lui figlio di un esponente di Autonomia Operaia ed e’ accusato di rapina per il materiale sottratto ad un finanziere aggredito da un gruppo di manifestanti in via del Corso.

Alemanno protesta Anm: «No agli insulti»

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ROMA – Il Tribunale di Roma ha convalidato gli arresti e poi valutando caso per caso, ha rilasciato 22 degli imputati e disposto per uno gli arresti domiciliari: la decisione scatena subito la polemica politica e un botta e risposta tra il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, e l’Amn.

“Sono costretto a protestare a nome della città di Roma contro le decisioni assunte dalle sezioni II e V del Tribunale di Roma di rimettere in libertà in attesa di giudizio quasi tutti gli imputati degli incidenti di martedì scorso – dice subito Alemanno in una nota, esprimendo “una profonda sensazione di ingiustizia di fronte a queste decisioni perché i danni provocati alla città e la gravità degli scontri richiedono ben altra fermezza nel giudizio della magistratura sui presunti responsabili di questi reati. “Non è minimizzando la gravità di questi fatti – aggiunge Alemanno – che si dà il giusto segnale per contrastare il diffondersi della violenza politica nella nostra città mentre è evidente che queste persone hanno dimostrato di essere soggetti pericolosi per la collettività”.

Immediata la risposta di Luca Palamara, presidente dell’Associazione nazionale magistrati:
«Non possiamo che ribadire che è legittima la critica ai provvedimenti dei magistrati, ma non lo sono gli insulti nei confronti dei giudici e dell’istituzione nel suo complesso’’.

Sarà poi Alemanno a precisare di non essersi mai ‘’sognato di insultare la magistratura che, al di là di decisioni criticabili di alcuni suoi componenti, ha tutto il mio rispetto sia come istituzione sia come persone che la compongono”.

Ma la polemica è ormai accesa e ad intervenire è anche il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano.
– Ma in che cosa consistono per il presidente dell’Anm – chiede Mantovano – gli insulti che il sindaco di Roma avrebbe rivolto alla magistratura per la scarcerazione di 22 dei 23 arrestati per le violenze di due giorni fa? Alemanno ha parlato di profonda sensazione di ingiustizia: Palamara ritiene che la decisione di liberare chi ha messo a ferro e fuoco la Capitale sia espressione di un profondo esercizio di giustizia?

Lapidario Roberto Giachetti, del Partito Democratico:
– Alemanno faccia il sindaco come si aspettano da lui i cittadini, anziché commentare decisioni della magistratura.