Bergamo: “Calciopoli farsa, qualcuno l’ha fatta scoppiare”

TORINO – Bergamo non fa giri di parole e il suo grido di allarme si fa sentire forte e chiaro: “Gli arbitri non possono parlare, Nicchi potrebbe ma non è in grado di farlo. Lo dico e me ne assumo le responsabilità.

Qualcuno ha voluto che Calciopoli scoppiasse, è ovvio”. Poi l’ex designantore dice la sua sul processo sportivo: “Fu una farsa, non ci siamo potuti difendere, tutti potevano chiamarci, il telefono era di proprietà della Federazione. Oggi finalmente sono uscite alcune telefonate e si vede che era tutto sotto la luce del sole, non c’è mai stato illecito. Il processo aveva solo l’obiettivo di condannare, io non volevo essere macchiato da una sentenza del genere, detti le dimissioni perché non volevo essere giudicato così. Non davano la possibilità di avere una difesa, sono amareggiato. C´è delusione perché la vita di molti di noi è stata segnata da questa ingiustizia. Io non ho niente da recriminare, io non mi sono mai permesso di parlare con un arbitro e indirizzarlo verso una società o un’altra. Avevamo un gruppo di arbitri molto forte, purtroppo siamo stati danneggiati da qualcuno, questo è un piano di qualcuno”.


Bergamo parla anche di Luciano Moggi: “L’ex dirigente della Juve era il più bravo, sapeva fare il mercato, Milan e Juve dominavano i campionati tanto che sono anche andati in finale di Champions insieme”. Poi lancia un appello alle istituzioni del pallone: «Io sono disponibile a dare ancora una volta la mia testimonianza, ho fatto una colazione con il Presidente della Fiorentina Della Valle e sono stato accusato, incredibile. Io non la chiamo Calciopoli ma Falsopoli”.

L’ex designatore si spiega meglio: “Parlavamo con tutti i dirigenti, questo è accertato, è tutto una farsa incredibile, una montatura. È stato detto che mai nessuno ha sentito una mia telefonata non corretta e non lecita. Gli errori c’erano tutte le settimane, quando le cose non andavano bene c’erano polemiche, ma era normale. Noi siamo stati corretti. Dopo i regolamenti hanno impedito ai dirigenti di fare telefonate con i presidenti, con i dirigenti delle varie società. Ma prima non era proibito. Il rapporto deve essere aperto e trasparente”.