Il papa: «Politici italiani fate bene»

CITTA’ DEL VATICANO – I «responsabili» della «amata Italia» si facciano ispirare da «Cristo, nato per noi», «perchè ogni loro scelta e decisione sia sempre per il bene comune». E’ l’augurio del papa per il Natale del 2010 nel saluto agli italiani che per tradizione apre la serie degli auguri in tutte le lingue del mondo, pronunciati dalla loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro.


«Buon Natale ai romani ed agli italiani», ha augurato Benedetto XVI che, in quanto vescovo di Roma e anche primate d’Italia, ovviamente informato e pastoralmente sollecito circa i problemi derivanti dalla crisi economica, dalle difficoltà politiche ed istituzionali e dal preoccupante riemergere di episodi come le bombe nelle ambasciate.


– In questo giorno, illuminato dalla speranza evangelica che proviene dall’umile grotta di Betlemme – ha detto papa Ratzinger – auspico di cuore il dono natalizio della gioia e della pace per ogni abitante dell’amata Italia: per i bambini e per gli anziani, per i giovani e per le famiglie. Il Cristo, nato per noi, ispiri i responsabili, perchè ogni loro scelta e decisione sia sempre per il bene comuni, conforti – ha aggiunto – quanti sono provati dalla malattia e dalla sofferenza, sostenga coloro che si dedicano al servizio dei fratelli più bisognosi.


Quando ha annunciato gli auguri in italiano, papa Ratzinger è stato salutato dalla folla in piazza, e a sua volta ha salutato facendo cenni con il braccio. Un accenno di applauso lo ha brevemente interrotto quando ha proseguito gli auguri, chiedendo «il dono natalizio della gioia…». Benedetto XVI aveva fatto un richiamo al «bene comune», come compito a cui la fede spinge il cristiano, anche nel messaggio natalizio ‘Urbi et Orbi’ (alla citta’ ed al mondo, ndr), pronunciato subito prima dei saluti in 65 lingue del mondo, cinese compreso


La pace tra israeliani e palestinesi e la difesa dei cristiani in Medio oriente e in tutto il mondo. Le popolazioni di Africa, Asia e America Latina che soffrono per povertà, guerre e calamità naturali. I cristiani cinesi che subiscono «persecuzione» e limitazioni alla loro libertà di coscienza», con un incoraggiamento a resistere e un ammonimento ai leader a rispettare la libertà religiosa. Medio oriente, Iraq, Haiti, Colombia e Venezuela, Somalia e Darfur, ma anche Costa d’Avorio e Madagascar.


E’ articolato lo scacchiere a cui guarda il Papa nel suo messaggio di Natale, l’Urbi et Orbi proclamato in piazza San Pietro dalla Loggia delle benedizioni, davanti a migliaia di fedeli radunati nonostante la pioggia e ammirati dalla tradizionale coreografia fatta di onori militari resi da Guardia Svizzera e Granatieri di Sardegna, inno italiano e vaticano suonati dalle bande e, alla fine, anche l’indulgenza plenaria concessa a chi ha seguito la cerimonia, anche solo attraverso radio, tv e moderne tecnologie. Cristo fatto uomo, ha spiegato il Papa, è un «avvenimento» che cambia la vita di donne e uomini, chiede una risposta di fede e spinge alla «ricerca del bene comune». E se Natale è «pace e giustizia», e «liberazione dalla schiavitù», ha detto papa Ratzinger, come dimenticare le tante situazioni dove non c’è né pace né giustizia? Ed ecco Benedetto XVI pregare: per la Terra Santa dove il conflitto non trova modo per una «convivenza giusta e pacifica», per l’Iraq dove dopo la strage di Al Qaida dello scorso 31 ottobre tanti cristiani hanno rinunciato persino a celebrare le messe della notte di Natale, per gli haitiani che soffrono il colera dopo aver sofferto il terremoto, e per le calamità naturali nel Centro e Sud America, per la «riconciliazione» nella Penisola coreana. E poi l’Africa, che come Benedetto XVI ha detto appena eletto, è una «priorità» del suo pontificato: il Darfur dove sono forse 40, secondo fonti governative, i morti dell’ultimo scontro tra esercito e ribelli, e la Somalia e la Costa d’Avorio. E il Pakistan, dove proprio oggi un attentato suicida ha ucciso decine di persone inermi mentre facevano la fila per avere cibo e dove i cristiani patiscono le conseguenze della legge sulla blasfemia. Una notevole attenzione Benedetto XVI riserva alla Cina, dopo la recente nomina di un vescovo senza autorizzazione papale e dopo la Assemblea dei cattolici cinesi (legati al governo) voluta da Pechino in spregio alla sensibilità del Papa. Resistete, dice il Pontefice ai cinesi, perseverate nella fede, e ai «leader politici e religiosi» chiede «pieno rispetto della libertà religiosa di tutti». Parole che provocano la dura reazione della autorità cinesi che hanno immediatamente oscurato la Bbc che stava riferendo del discorso di Benedetto XVI.