Strage Arizona, la deputata Giffords lotta contro la morte

NEW YORK – E’ in stato critico e lotta contro la morte la deputata democratica americana Gabrielle Giffords, ferita da una pallottola alla testa sabato da un giovane che a Tucson, Arizona, ha ucciso altre sei persone, fra cui una bambina, un giudice federale, un collaboratore della deputata.

La Giffords, 40 anni, rappresentante dell’Arizona, “è in stato critico, ma sono ottimista sulla sua sopravvivenza”, ha dichiarato Peter Rhee, primario del reparto di traumatologia dell’ospedale universitario di Tucson, dove è stata trasportata in elicottero, mentre un medico amico di famiglia che s’e’ confidato con i chirurghi che l’hanno operata, parla di “cauto ottimismo”. Il proiettile, entrato dalla tempia e uscito dalla fronte, ha causato effetti “devastanti”, dicono i medici.

La polizia indaga sul movente, quasi certamente politico, dello sparatore, arrestato e identificato come Jared Lee Loughner, di 22 anni, mentre, spiega lo sceriffo locale, sta ora cercando un possibile complice, un uomo di 40-50 anni, visto da alcuni testimoni in sua compagnia.

Secondo la stampa americana, il ragazzo si è avvicinato alla Giffords, che stava incontrando gli elettori fuori da un supermercato Safeway, ha chiesto di parlarle subito e, invitato a mettersi in fila con gli altri, s’e’ allontanato, è tornato e le ha sparato alla testa a bruciapelo con una pistola semiautomatica Glock da 9mm con caricatore da 30 colpi, risultata acquistata regolarmente, con cui poi ha colpito le persone che stavano intorno alla deputata.

Sei i morti, fra cui il giudice federale John Roll, 63 anni, suo amico personale; un suo collaboratore, Gabe Zimmerman, 30; la bambina Christina Greene, 9 anni, e tre persone anziane: Dorthy Murray, 76; Dorwin Stoddard, 76; Phyllis Scheck, 79. Dodici le persone ferite.

Bloccato e arrestato, il killer, originario di Tucson, ha precedenti penali, non è riuscito a entrare nell’esercito e il liceo al quale intendeva iscriversi avrebbe chiesto l’autorizzazione di uno psichiatra. Di recente ha immesso strani video su YouTube. Descritto dalla polizia come non “folle” ma “instabile”, il ragazzo sarebbe rimasto in silenzio durante l’interrogatorio. “Ha un passato travagliato e non siamo affatto convinti che abbia agito da solo”.

Quanto al movente, la polizia pensa che sia politico. La Giffords infatti è ebrea, ed è una democratica, anche se moderata, che aveva vinto a novembre la rielezione alla Camera battendo un candidato del Tea Party per 4.000 voti. E’ favorevole alla libera scelta in tema di aborto, alla ricerca sulle cellule staminali, accorata sostenitrice della riforma sanitaria voluta da Obama e delle energie rinnovabili; ha posizioni rigide sull’immigrazione ma, pur non essendo contraria al libero possesso di armi, è favorevole a una loro moderata regolamentazione.

Atti di violenza “insensati e terribili che non hanno alcun posto in una società libera”, ha detto della strage il presidente Barack Obama, che ha inviato in Arizona il direttore dell’Fbi Robert Mueller per aiutare con le indagini. Obama ha definito la sparatoria “una tragedia …per tutta la nazione”.

LA LISTA DI PALIN


La politica al vetriolo sotto accusa

NEW YORK – Attenta America, le parole pesano. L’ex presidente Bill Clinton non avrebbe potuto essere miglior profeta quando nell’aprile scorso, in occasione del 15/mo anniversario della strage di Oklahoma City, lanciò questo monito alla politica americana, invitando “tutti”, ma in particolare i nascenti Tea Party, ad abbassare i toni.


Oggi, a pochi mesi da quell’appello caduto nel vuoto e con in testa l’invito della repubblicana Sarah Palin ad “abbattere” gli avversari, la politica americana si lecca le ferite per la strage di Tucson, una strage che, a detta di tutti, è figlia di quei toni. Cosí accesi da essere definiti “al vetriolo” dallo sceriffo della Pima County di Tucson, Clarence Dupnik, che ha puntato il dito proprio sulla politica per cercare di trovare una spiegazione a una strage che, a detta di tutti, non ha spiegazioni.


“Le parole al vetriolo usate da alcuni su come abbattere il governo – ha detto l’anziano sceriffo – hanno effetto sulle persone prive di equilibrio. Il tasso di rabbia, di odio e di fanatismo ha passato il segno in questo Paese. E temo che l’Arizona sia diventata una sorta di capitale in tal senso. Siamo diventati la mecca del pregiudizio e del fanatismo”. Di potenziali Jared Lee Loughner, il giovane di 22 anni che ha sparato a Tucson, l’America è potenzialmente piena. E secondo esponenti di entrambi gli schieramenti se la politica continua ad usare i toni che usa, nell’America di oggi è altissimo il rischio di innescare la reazione folle di altri come lui, pronti a prendere alla lettera le loro parole “al vetriolo”, come quelle spesso usate da Sarah Palin.
L’ex governatrice dell’Alaska fin dal marzo scorso aveva pubblicato sulla sua pagina di Facebook una lista di avversari politici “da abbattere”. E, per spiegarsi meglio, aveva accompagnato i loro nomi con piccoli ma più che significativi bersagli. Al terzo posto della lista, Gabrielle Giffords.


Oggi la pagina di Facebook è scomparsa dal web. Ma sono in molti a indicarla come “emblematica”. La stessa Gabrielle Giffords aveva denunciato pubblicamente l’iniziativa di Sarah Palin.
Bill Clinton, lanciando quel monito, aveva fatto riferimento alla strage del 19 aprile del 1995, quando a Oklahoma City terroristi americani causarono la più grave strage d’America prima di quella dell’11 settembre: 168 morti tra cui 19 bambini sotto i 6 anni. Ad ucciderli fu un ragazzo di 27 anni, Timothy McVeigh, un ex militare giovane e arrabbiato. Al processo disse di averlo fatto perché “odiava il governo”.
Una rabbia analoga a quella di allora è tornata ad attraversare l’America di oggi, in particolare da quando Barack Obama è stato eletto alla presidenza. Parlamentari insultati, uffici amministrativi devastati, minacce diffuse.


Oggi lo speaker, John Boehner, ha ordinato che le bandiere della Camera siano esposte a mezz’asta. E ha ribadito che “quando viene colpito un deputato, è come se venissero colpiti tutti”. Anche per questo e’ stato posticipato il voto sulla revisione della riforma sanitaria, previsto per mercoledi’ prossimo.