Caso Ruby, Berlusconi: «Ancora fango»

ROMA – «Mai, in diciassette anni di accanita persecuzione giudiziaria contro la mia persona, alcuni Pubblici Ministeri della Procura di Milano erano arrivati a stravolgere, in modo così inverosimile e grottesco, la realtà dei fatti, le garanzie costituzionali e lo Stato di diritto». Lo dichiara, in merito al caso Ruby, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un comunicato.


«Sono stati intercettati per mesi – aggiunge – in maniera sistematica, tutti coloro che hanno osato varcare il cancello della mia residenza privata di Arcore, come se essere ospiti del Presidente del Consiglio costituisse di per sé un grave indizio di reato». E «nonostante un imponente apparato investigativo degno di ben altro tipo di indagine e avviato a dispetto di una palese incompetenza funzionale e territoriale – sottolinea il premier – i Pm milanesi alla fine hanno raccolto soltanto chiacchiere e conversazioni private senza alcuna rilevanza penale».


«Hanno ugualmente – continua Berlusconi – proceduto in spregio a ogni norma, a ogni codice, a un utilizzo equilibrato degli strumenti giudiziari, mettendo in atto perquisizioni e trattamenti inaccettabili nei confronti di persone considerate semplicemente ‘a conoscenza dei fatti’». E sottolinea:


«Ci troviamo di fronte all’ennesimo teorema costruito appositamente per gettare fango sulla mia persona e sul mio ruolo istituzionale nel tentativo, illusorio, di eliminarmi dalla scena politica. Ma questa volta è stato superato ogni limite».


«Il fango ricadrà su chi utilizza la giustizia come arma politica. Questa ulteriore macchinazione giudiziaria – conclude – per quanto possente e ampliata dal solito circuito mediatico, non riuscirà a fermarci e a distoglierci dal nostro impegno di cambiare il Paese. Anche questa volta non ce la faranno».


Da parte sua, Ruby nega rapporti sessuali con il Cavaliere.


– Ma quale prostituzione, Silvio mi ha dato 7mila euro solo perché gli ho chiesto aiuto per trovare lavoro – dice in un’intervista a ‘Repubblica’ – il resto sono balle e non mi ha regalato né la macchina, né il centro estetico. Credo di essere stata una delle poche che non è mai stata con il presidente.


Poi, a ‘Sky Tg24’, ribadisce:


– Non ho mai fatto sesso con il premier.


E prosegue:


– Ho ricevuto 7mila euro la prima sera che sono andata da lui perché la ragazza che mi aveva accompagnato sapeva della mia situazione difficile. Ero appena arrivata a Milano ed era difficile viverci. Ha parlato con lui e gli ha spiegato la mia storia, la mia situazione familiare e lui mi ha aiutato.


Ad oggi non è ancora stato deciso se il presidente del Consiglio «andrà a rispondere ai pm», come sostiene Piero Longo, che insieme a Niccolò Ghedini difende Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta su Ruby.


– Al momento – spiega Longo – rimane anche aperto il discorso del legittimo impedimento, del quale ne discuteremo nell’eventualità di un interrogatorio.


La Procura, infatti, potrà procedere se Berlusconi non si presenterà nelle date fissate per l’interrogatorio senza dare spiegazioni, cioé il 21, il 22 e il 23 gennaio prossimo, mentre dovrà valutare un eventuale legittimo impedimento indicato dal premier.


Intanto, secondo quanto emerge dagli ambienti investigativi per le feste che si tenevano nella presidenza brianzola del premier, si seguiva quello schema già descritto per i festini in Sardegna da Patrizia D’Addario. Nel quartiere di Milano 2, fanno osservare gli investigatori, stazionavano una decina di ragazze che, se chiamate, partecipavano alle feste. Poi c’era chi tornava a casa e chi si fermava per la notte. Nulla di nuovo, fanno osservare gli inquirenti, solo il metodo D’Addario ripetuto.


Sul pc sequestrato ad ottobre a Ruby Rubacuori non sono stati trovati né filmati né immagini «compromettenti» e quindi di particolare rilevanza ai fini delle indagini. E dopo il ‘fallimento’ della perquisizione tentata venerdì negli uffici di Giuseppe Spinelli, tesoriere storico della famiglia Berlusconi, che si è opposto all’attività della polizia giudiziaria spiegando che i suoi uffici rientravano nella segreteria politica di Silvio Berlusconi, i magistrati milanesi attendono ora una risposta dalla giunta per le autorizzazioni della Camera.


Tutti gli atti, si apprende negli ambienti investigativi, sono stati inviati al segretario generale della Camera affinché la giunta prenda una decisione. Ma sulla base anche dell’esperienza degli anni passati, gli inquirenti sono propensi a ritenere che il ‘via libera’ da loro atteso sarà invece negato e non in tempi celeri.


Che gli uffici dove si trovava Spinelli rientrassero nella segreteria politica di Berlusconi gli investigatori non se lo aspettavano. Erano pronti a scommettere, si apprende oggi, che ci sarebbe stata qualche contestazione su particolari fascicoli o documenti. Ma che venisse loro mostrata una targhetta che faceva chiaramente riferimento all’attività politica del premier in quei locali, questo non se lo aspettavano.