Tunisi, spari e saccheggi nella capitale Scontro a fuoco tra polizia ed esercito

TUNISI – Tunisia nel caos. Ancora spari, violenze e saccheggi a Tunisi , mentre è previsto entro la giornata di oggi, a quanto rivelano fonti dell’opposizione, l’annuncio della nascita del nuovo governo di unità nazionale. L’altro ieri e ieri, infatti, il premier, Mohammed Ghannouchi, ha infatti incontrato i rappresentanti dei partiti di opposizione nell’ambito delle consultazioni. Non è previsto l’ingresso nell’esecutivo di partiti messi fuori legge dal regime del deposto presidente tunisino, Zin el-Abidin Ben Ali.

E’ stata smentita ieri sera la notizia della morte del reporter francese dell’Epa Lucas Mebrouk Dolega, ferito venerdì scorso da un lacrimogeno durante gli scontri tra manifestanti e polizia: il giornalista è in condizioni critiche ma ancora in vita.

Intanto, il maggiore Toufiq Dababi, considerato vicino ai vertici dell’esercito, è stato nominato nuovo capo della sicurezza nazionale. L’esercito ha circondato la sede centrale delle guardie presidenziali che si trovano a Carthage, a pochi metri dal palazzo del deposto presidente tunisino, contro il quale le autorità hanno spiccato un mandato di cattura. Secondo l’inviato della tv ‘al-Arabiya’, carri armati e militari hanno circondato la caserma che ospita la sede della polizia, ritenuta fedele a Ben Ali ed è impegnato in un violento scontro a fuoco con circa mille agenti della guardia presidenziale. L’esercito sta usufruendo del supporto degli elicotteri per avere la meglio sui poliziotti.

Sono cessate le sparatorie nel centro di Tunisi: dopo una notte tra vittime (registrati tre morti) e razzie, gruppi di miliziani armati avevano aperto il fuoco nel centro della capitale. Secondo quanto riferisce la tv satellitare ‘al-Arabiya’, la sparatoria è avvenuta nella zona di Bab al-Khadra. Gli uomini armati farebbero parte di una delle bande che razziano da giorni i negozi della città e che sono considerati vicini a Ben Ali
L’esercito tunisino ha finora arrestato circa 3 mila poliziotti fedelissimi a Ben Ali tra i quali una cinquantina appartenenti alla sua guardia personale che tentavano di fuggire a bordo di alcuni bus verso la Libia. Arresti anche nella città di Kasserine – si tratta di 50 miliziani armati che hanno eseguito nella notte una serie di violenze – mentre sono sette gli stranieri fermati nella capitale perché trovati in possesso di armi. I soldati dell’esercito hanno ucciso poi i cecchini che per alcune ore hanno sparato nel centro della città, dal tetto dell’hotel ‘Maghreb arabi’, nei dintorni della Banca centrale.

E mentre alcune unità dell’esercito hanno circondato la sede del ministero dell’Interno di Tunisi, si sono formate squadre di cittadini nei quartieri della capitale (i più colpiti ieri dalle bande armate) che attraverso ronde controllano la sicurezza delle strade. I negozi del centro di Tunisi in mattinata sono rimasti chiusi con i residenti che hanno protestato per la difficoltà di reperire cibo e medicine. Solo forni e panifici hanno poi ricominciato pian piano ad aprire. E’ stato ridotto di un’ora anche il coprifuoco serale. Le autorità tunisine lo lasciano in vigore dalle 18 alle 6 del mattino.

Intanto, è stato arrestato l’ex ministro dell’Interno Rafik Belhaj Kacem, nella sua città natale di Baja. Destituito mercoledì scorso da Ben Ali nel tentativo di placare la rivolta, Kacem è stato fermato perché accusato di aver ordinato alla polizia di aprire il fuoco contro i manifestanti nei giorni della protesta. Arrestato anche il nipote del deposto presidente tunisino, Kais Ben Ali.

Comincia, così a frantumarsi – secondo osservatori – la struttura politica costruita dall’ex presidente a garanzia del suo potere: il segretario del Partito di Unità Popolare tunisino (Pup), Mohamed Bouchiha, ha rassegnato le dimissioni. Il Pup è uno dei partiti di opposizione riconosciuti dal regime di Ben Ali.
Morto invece per un infarto improvviso dopo aver appreso la notizia della fuga di Ben Ali, il suo consigliere e portavoce, Abdelaziz Bin Dhiya. E’ stato invece vittima di un regolamento di conti Imad Trebelsi, fratello di Leila Trabelsi, moglie dell’ex presidente. E’ stato ucciso con una coltellata sabato mattina, poco dopo essere stato arrestato dall’esercito insieme a suo fratello Belhasan.

Nel caos più totale, i turisti continuano a lasciare il paese. 118 cittadini spagnoli sono rientrati all’alba di oggi. Un turista tedesco ha riferito all’agenzia Dpa di essere stato fermato cinque volte dai soldati mentre si recava all’aeroporto per partire. A quanto riferisce la Farnesina, si va invece normalizzando la situazione degli italiani, turisti e residenti, che hanno scelto di tornare in patria. L’Ambasciata d’Italia a Tunisi e l’Unità di Crisi restano in contatto costante con i maggiori vettori aerei e navali che operano in Tunisia che stanno aumentando la capacità dei rispettivi mezzi.

‘’Ringraziamo l’ambasciatore italiano a Tunisi che si sta prodigando ogni istante a risolvere il caso del nostro circo. Oggi ci ha fatto arrivare il latte per la piccola bambina del circo di tre mesi e il frumento per gli animali’’, afferma Attilio Bellucci, 42 anni che insieme al fratello Emidio gestisce il circo Bellucci bloccato a Sfax in Tunisia. ‘’Un grande segno di responsabilità che ci lascia ben sperare per poter trovare una soluzione positiva al più presto’’.

Manifestazioni di solidarietà al popolo tunisino sono state fatte in vari paesi. All’indomani dei disordini, sono scesi in piazza a Sana’a, nello Yemen, circa 700 studenti universitari. Sono sfilati in corteo portando striscioni e cartelli con slogan in cui esprimevano la loro solidarietà. «Lunga vita alla Tunisia…una nazione libera ed un grande popolo» si leggeva su uno striscione. «Il cambiamento pacifico e democratico è la nostra scelta per costruire il nuovo Yemen», era scritto su un altro.