La Juve vince, ma che fatica!

TORINO – Tanti brividi, poche idee. Ma alla Juventus dei cerotti e del morale a terra, basta così per battere il Bari ultimo in classifica e tornare a respirare una boccata di ossigeno.


Un primo tempo da incubo, con i bianconeri incapaci di sferrare un solo tiro in porta a Gillet, ma con il solito talismano in tasca, nonno Del Piero. Non poteva che essere lui a sbloccare a cinque dal termine, con la solita magica punizione. Ma la squadra di Del Neri non ha smarrito i difetti costituzionali evidenziati in estate: alla prima iniziativa ospite, nella ripresa, Alvarez ha saltato come birilli Sorensen e Bonucci e appoggiato a Rudolf: pareggio e tutto da rifare, con Krasic e soci ancora una volta incapaci di produrre gioco in velocità e scambi decenti.


Il Bari sembrava controllare agevolmente anzi, con l’ingresso di Okaka, ha cominciato a pungere la difesa bianconera, come al solito incerta. Il secondo santo patrono juventino, Aquilani, ha provveduto, a dodici minuti dal termine, a mettere al sicuro i tre punti, con una conclusione dal limite dopo una respinta in mischia. Alla Juve di oggi va bene, anzi, benone così, perché un pareggio avrebbe scritto la parola fine alle ambizioni Champions. Non va bene al Bari, che recrimina sul fallo che ha originato la punizione di Del Piero, ma sul 2-1 c’era anche un più che sospetto rigore non fischiato su Pepe. Tra le poche note liete bianconere il ritorno di Martinez dopo tre mesi, ma niente altro, a parte la classe risaputa di Del Piero e Aquilani.


Un alibi per Del Neri è la solita emergenza: ha dovuto schierare il Primavera Giannetti perché non c’erano altre punte e il forfait di Marchisio per febbre non ha certo giovato alla manovra del centrocampo. Ciò non toglie che il gioco juventino sia lento, compassato, prevedibile, con la difesa che non aiuta mai a costruire il gioco. Il reparto arretrato nonostante il rientro di Buffon è sempre di una fragilità impressionante e sarà questo il tallone d’Achille della squadra nel proseguimento della stagione, anche perché non si intravedono miglioramenti. Anche Krasic non è al meglio, sia perché è stanco, sia perché rischia di diventare prevedibile. Non è invece in discussione il carattere della squadra: Del Piero dopo il gol è andato sotto la curva con un grido liberatorio e Aquilani lo ha imitato. La squadra insomma vuole fortemente riemergere e l’unione di intenti è palpabile, come d’altronde lo sono alcuni limiti fisiologici.


Il Bari timido del primo tempo si è limitato a contenere e nella ripresa, quando ha osato di più, ha fatto tremare l’avversario. Questo è stato certo un limite di mentalità che i pugliesi hanno pagato a caro prezzo. Se avesse schierato Okaka da subito, probabilmente la squadra avrebbe respirato di più e Alvarez avrebbe trovato un partner degno per sfruttare gli spazi in velocità.