Nel Pdl si torna a guardare alle elezioni

ROMA – Il fantasma del voto anticipato, espressamente evocato da Fabrizio Cicchitto, dimostra che il caso Ruby da giudiziario si è trasformato ormai in un grande problema politico.

Uno scandalo di tale eco internazionale (un’enorme vergogna per l’Italia, scrive il Financial Times) colpisce l’immagine di Silvio Berlusconi e sembra difficile uscirne con un semplice videomessaggio; soprattutto alla luce delle intercettazioni che filtrano a valanga e che disegnano uno scenario sempre più imbarazzante per il premier.

Il Pdl denuncia un complotto della magistratura politicizzata per massacrare mediaticamente il Cavaliere, per di più partendo da attività giudiziarie illegittime, e sembra sempre più orientato a chiedere il ritorno alle urne per giocarsi ancora una volta tutto in un referendum pro o contro il suo leader. Ma è una strategia che ha delle controindicazioni.

La prima è l’assenza di certezze sull’impatto che le ultime rivelazioni possono avere sull’elettorato cattolico e moderato. La Chiesa ha più volte mostrato fastidio e implicita condanna per certe cronache delle feste di Arcore che incrinano la credibilità del presidente del Consiglio. Stavolta anche il tradizionale alleato leghista mostra cautela nel commentare uno stile di vita che certo non piace alla base dei lumbard: quando Umberto Bossi consiglia al Cavaliere di lasciar stare i magistrati e di pensare al problema politico, sembra già guardare oltre, all’inevitabile scontro con l’opposizione e alle possibili elezioni in primavera.
Il silenzio odierno dei vertici del Carroccio tradisce un crescente imbarazzo e la preoccupazione per le sorti del federalismo, cosí vicino al traguardo definitivo eppure posto a rischio dalla scricchiolante legislatura. L’opposizione dice che Berlusconi deve chiarire davanti ai magistrati nell’interesse del Paese e dimostrare, se possibile, l’estraneità agli addebiti che gli vengono mossi.

Ma le sfumature sono diverse: Nichi Vendola, per esempio, crede che il clima sia talmente avvelenato da imporre il ritorno al corpo elettorale. Pd e terzo polo spingono invece, con accenti diversi, per le dimissioni del premier. Pier Ferdinando Casini, che ieri ha tenuto un lungo vertice con Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, ribadisce che le elezioni in questo momento costituirebbero una scelta irresponsabile e lascia intendere che se il Cavaliere dovesse fare un passo indietro, non mancherebbe la collaborazione dei terzaforzisti per avviare una nuova fase politica. Scenari fantasiosi, al momento.

In realtà Berlusconi è ben deciso ad andare fino in fondo, convinto che se dovesse vincere questa ennesima battaglia contro la magistratura, avrebbe la via spianata verso un lungo periodo di governo. Dunque un rischio ma anche un’opportunità.

Quali le carte da giocare? Innanzitutto, dice Sandro Bondi citando le parole di Piero Ostellino, quelle contro l’operazione messa in atto dai Pm milanesi. Se decine di persone sono state pedinate e intercettate solo per aver frequentato la casa del premier, con grave danno della propria immagine personale e violazione della privacy, ciò significa che il vero obiettivo era colpire il Cavaliere accusandolo di aver pagato un rilevante numero di giovani prostitute per le proprie feste.

Attività d’indagine che, secondo la maggioranza, delineano uno Stato di polizia e un orientamento delle indagini politicizzato, a danno di inchieste molto più urgenti contro la malavita organizzata. Non c’è dubbio che si ponga ancora una volta il problema del rapporto tra politica e giustizia: da vent’anni tutto ruota attorno a questo nodo mai sciolto e l’intenzione del Pdl sembra quella di chiamare a raccolta il proprio blocco sociale contro un nuovo 1992 quando il Parlamento fini’ decimato dalle inchieste di Mani pulite. Nel centrodestra ci sono però molti dubbi sull’opportunità di riproporre un copione che mostra la corda soprattutto in un momento in cui l’opinione pubblica è molto più preoccupata della crisi economica. Sull’altro piatto la difficoltà del premier di resistere alle continue novità che emergono dalle carte milanesi in un balletto mediatico che ormai lambisce l’immagine stessa dell’Italia all’estero.