Ruby: “Ho chiesto 5 milioni al premier per passare per pazza”

ROMA – “Il mio caso è quello che spaventa più di tutti. Il mio avvocato se n’è appena andato, ero con lui… con Lele. Loro mi stanno comunque vicini. Io ho parlato con Silvio e gli ho detto che ne voglio uscire almeno con qualcosa: 5 milioni. Cinque milioni a confronto con il macchiamento del mio nome…”. Così Karima El Mahroug, detta Ruby, si sarebbe espressa in una delle intercettazioni telefoniche inviate dalla procura di Milano alla Camera e allegate alla richiesta di perquisizioni degli uffici del commercialista Giuseppe Spinelli.
La telefonata è del 26 ottobre 2010 e la giovane marocchina parla con la madre di Sergio Corsaro. Secondo le cronache mondane Corsaro sarebbe un parrucchiere, ex fidanzato di Ruby.


In un’altra conversazione del 28 ottobre scorso, secondo quanto riferito da chi ha avuto modo di leggere le carte, Ruby si sarebbe rivolta così, sempre a Corsaro: “Non siamo preoccupati per niente. Silvio mi chiama di continuo. Mi ha detto di passare per pazza. Racconta cazzate.. ti sarò vicino… con il mio avvocato gli abbiamo chiesto 5 milioni di euro in cambio del fatto che passo per pazza e lui ha accettato”.
“Il mio avvocato mi ha detto – racconta in un’altra intercettazione – Ruby, dobbiamo trovare una soluzione. E’ un caso che supera quello della D’Addario e quello della Letizia”. La chiamata è del 26 ottobre scorso, riferisce chi ha avuto modo di leggere la documentazione giunta a Montecitorio.


In una delle intercettazioni telefoniche tra due ragazze si legge: “O sei pronta a tutto oppure prendi il taxi e te ne vai…”.. In un’altra conversazione intercettata tra “T.M. e B.V.”, riferisce chi ha avuto modo di visionare le carte, si legge: “E’ allucinante, non sai. Lo chiamano tutte ‘amore’, ‘tesorino’. Non puoi nemmeno immaginare quello che avviene lì… nei giornali dicono molto meno della verità, anche quando lo massacrano”.


Ruby, in un’intervista a ‘Vanity Fair’ in edicola mercoledì, rivela: “Lele Mora sapeva che ero minorenne”. Solo fino alla presunta prima visita ad Arcore, quella del 14 febbraio 2010, Mora, racconta Karima, ne era all’oscuro.


“Gli avevo detto che avevo 18 anni. La verità l’ha scoperta dopo il 14 febbraio. Al presidente avevo detto di avere 24 anni, Lele lo ha saputo, mi ha chiamato per capire com’era davvero la storia e io ho confessato di avergli detto una bugia sulla mia età. Lui mi ha detto che lo avevo deluso. Si è arrabbiato e mi ha mandato via”.


Poche settimane dopo, però, durante un incontro chiarificatore in Corso Como, l’agente e la ragazza si sono riconciliati. “Lele mi ha spiegato che ci aveva pensato e che l’idea che una ragazzina di diciassette anni stesse in mezzo a tutti quei porci lo faceva star male. Lo disse indicando col braccio la gente lì attorno, intendeva quell’ambiente. Poi ha aggiunto che mi avrebbe preso in affidamento, cosa che ha davvero cercato di fare proponendolo a sua figlia. Mi si presentava davanti un futuro migliore, potevo entrare in una famiglia. Ho detto va bene”.

ALLA CAMERA


Il Pdl gioca la carta del rinvio al Tribunale dei ministri


ROMA – Dopo aver preso visione delle intercettazioni che inguaiano il premier, i componenti di maggioranza nella giunta per le autorizzazioni si preparano a dare battaglia per neutralizzare la richieste dei Pm di Milano di procedere con la perquisizione dell’ufficio del tesoriere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli.


Il dossier Ruby sarà all’esame della giunta presieduta dal Pd Pierluigi Castagnetti a partire da domani. Relatore sarà il vicepresidente della Camera Antonio Leone, del Pdl. La maggioranza, sulla carta, non dovrebbe correre rischi: i fedelissimi di Berlusconi sono undici, i deputati del’opposizione (compresi finiani e centristi) nove, senza il presidente Castagnetti, che per prassi non vota. Ma anche se lo facesse, il suo voto non sarebbe sufficiente a far pendere la bilancia in favore della richiesta dei pm milanesi. Con questa certezza, la maggioranza si giocherà le sue carte chiedendo la restituzione dell’incartamento alla procura di Milano, con l’argomentazione che i pm non avrebbero rispettato la competenza del tribunale dei ministri.


Il voto però, come spiega Castagnetti, si svolgerà a scrutinio palese: prima in giunta, poi nell’aula di Montecitorio, per la decisione definitiva. Questo significa che la maggioranza non potrà fare affidamento su eventuali aiuti sottobanco ma dovrà accontentarsi dei suoi pochi voti di scarto.


La partita, comunque, non si esaurirà nel volgere di una giornata: il regolamento della Camera concede 30 giorni per dirimere la questione, e anche Castagnetti prevede che la decisione finale non arriverà prima di qualche settimana, sempre che Berlusconi non decida di rompere gli indugi e di andare alle elezioni.