Governo: dare al Paese uno Stato di diritto Frattini: “Rientrati 700 italiani”

TUNISIA – Il premier Mohammed Ghannouchi ha convocato per oggi la prima riunione del nuovo governo di unità nazionale. In questo modo il primo ministro cercherà di avviare comunque le attività del nuovo esecutivo, nonostante la defezione annunciata di cinque dei suoi ministri, quattro vicini al sindacato Uggt e uno dell’Unione per la libertà e il lavoro.


Sia il premier che il presidente ad interim, Foued Mebazaa, si sono dimessi dal partito di Zine el-Abidine Ben Ali sperando di poter placare la protesta di chi vuole l’Rcd fuori dal governo. Alcune centinia di manifestanti, infatti, hanno sfilato per le vie del centro per chiedere l’uscita dell’Rcd dal nuovo esecutivo. Della rabbia dei cittadini tunisini ha parlato anche il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, che ha messo in guardia i leader arabi contro la “rabbia senza precenti” delle proteste a Tunisi, che hanno portato alla destituzione del presidente.


“I cittadini arabi sono entrati in una fase di rabbia che non ha precedenti” ha detto intervenendo al summit economico dei Paesi arabi in corso a Sherm el Sheikh in Egitto. “Sono certo – ha aggiunto – che uno sviluppo pieno e tangibile risolleverà la nostra società”.


Per il ministro dell’Istruzione Taieb el-Bakush, “il governo ha aperto le porte del dialogo a tutti” ha detto in un’intervista, precisando, a proposito delle proteste del sindacato e dei partiti ancora fuorilegge che chiedono l’allontanamento del partito di Ben Ali: “Siamo pronti a discutere con tutti di questo”.


Quanto al consiglio dei ministri di giovedì, “verranno affrontati molti temi e, in particolare, si discuterà di come trasformare il Paese in uno Stato di diritto”, spiega el-Bakush, che aggiunge: “Daremo grande importanza alla necessità di distinguere le istituzioni dall’ex partito di Ben Ali”.


Mentre la Svizzera annuncia di aver congelato i conti correnti aperti presso banche elvetiche dal presidente tunisino deposto, cattive notizie arrivano per la Tunisia sul fronte dell’economia. L’agenzia finanziaria Moody’s ha infatti declassato il debito del Paese portando il rating da Baa2 a Baa3 a causa delle “gravi incertezze economiche e politiche dopo l’inatteso cambio di regime”. Peggiora anche l’outlook, che passa da stabile a “negativo”.


Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che in un’audizione alla Camera ha sottolineato come nella rivolta “non ci sono state pressioni di tipo islamista, ma vi è il pericolo di strumentalizzazione da parte di elementi più radicali”. La Tunisia ‘’finora ha fortemente prevenuto e contrastato il diffondersi di cellule del fondamentalismo” e le rivolte “sono state iniziativa libera di popolo, non pilotata”. C’è stata, ha detto, “mancanza di ricambio generazionale nella classe dirigente. Fino all’uscita di Ben Ali c’era un solo partito autorizzato a prendere parte al governo”. Frattini ha poi ricordato “la restrizione all’accesso a Internet. Questo, combinato alla capacità dei giovani di essere comunque in contatto con l’esterno, ha provocato uno shock sociale” che, secondo le autorità locali, hanno provocato danni per ‘’un miliardo e mezzo di euro”.


Sul fronte dei connazionali presenti nel Paese, ‘’700 italiani che lo hanno richiesto sono rientrati dalla Tunisia’’ ha detto il ministro. Centinaia di turisti, ha poi precisato, sono rimasti nel Paese e non corrono pericoli di alcun genere. ‘’Ci siamo occupati del circo pugliese bloccato nel Paese – ha proseguito, riferendosi al Circo Bellucci – l’esercito tunisino ha assicurato la protezione alle persone, agli animali e alle strutture del circo. Ieri hanno raggiunto il porto di Sfax dove una nave della Tirrenia è in partenza per il rientro in Italia”. E’ stato creato anche un “help desk in collaborazione con Confindustria” per l’assistenza alle imprese italiane in Tunisia.


Infine, per Frattini, “l’Italia deve sostenere il processo di transizione verso le elezioni e garantire un pacchetto di assistenza finanziaria” ha detto il ministro annunciando che, sul fronte finanziario, “arriveranno richieste da parte tunisina, da considerare con spirito attento”. Il ministro degli Esteri incontrerà il suo omologo tunisino, Kamel Morjane, il primo febbraio a Roma.