Il Milan torna a vincere

MILANO – Costretto a dividere la posta con Udinese e Lecce, Massimiliano Allegri aveva chiesto ai suoi uomini un solo risultato: la vittoria. Loro, diligenti, lo hanno accontentato. Non senza fatica, ma lo hanno accontentato.


Proprio nel giorno in cui l’Inter lascia sul prato del Friuli i primi tre punti nell’era Leonardo, il Diavolo si riempie la pancia con le giocate del duo Ibra-Cassano, anche se la gioia per il successo è offuscata dal doppio ko di Nesta e Gattuso. Il barese, decisivo con i suoi assist a Cagliari e contro i bianconeri di Guidolin, assaggia l’erba di San Siro dal primo minuto affiancando lo svedese, in avanti, al posto di Pato. Alle loro spalle la fantasia di Robinho, mentre a centrocampo – reparto già in emergenza per le assenze di Pirlo, Boateng, Seedorf e Flamini – il tecnico livornese è obbligato a far salire Thiago Silva, accanto al giovane Merkel e a Ambrosini, a causa del forfait dell’ultimo secondo di Gattuso.


‘Ringhio’ si ferma nel riscaldamento riducendo, ancora di più una coperta cortissima, bisognosa, più che mai, dell’ultima pezza di stoffa acquistata dalla società rossonera: Urby Emanuelson, in arrivo dall’Ajax e già scalpitante sulle tribune del Meazza.


Inventato su due piedi un 4-3-1-2 d’emergenza, il Milan si trova di fronte un Cesena volitivo, privo dello squalificato Giaccherini; deciso a vendere cara la pelle dopo aver fatto correre più di un brivido lungo la schiera dei tifosi interisti, mercoledì, nel recupero della 16ª giornata di campionato. Ben messi in campo da Ficcadenti con il 4-3-3 d’ordinanza, i romagnoli puntano sulla velocità di Schelotto e Malonga sulle fasce, e sulla concretezza di Budan al centro dell’attacco.


I tre si muovono rapidi. Malonga costringe all’intervento Abbiati dopo tre minuti di gioco e Schelotto, quando non sono passati ancora 20’, spara a botta sicura sul portiere di casa graziando la capolista. Che, aggredita dai portatori di palla bianconeri, è costretta a perdere anche Nesta (sostituito da Sokratis), fermato da una lussazione alla spalla sinistra. La stessa già infortunata nel 2006 e che gli costa un viaggio in ospedale per accertamenti. Rabberciato, ma pur sempre di gran classe, il Milan prova a uscire dall’angolo. Lo fa con Robinho, che svaria su tutto il fronte d’attacco pungendo con sagacia; con Ibra – che, alla mezz’ora, scarica un destro violento su Antonioli in uscita e poi lo grazia due volte da due passi – e con Antonini che, in piena area avversaria, manda fuori di un niente. Pure con Cassano – tiro alto su assist di Robinho -, guardato a vista dalla retroguardia cesenate. Con la forza dell’orgoglio il Milan carica a testa bassa ma si infrange sul muro difensivo romagnolo e su un Antonioli in gran forma, fino a che Fantantonio non estrae dal cilindro la giocata vincente. ‘Cucchiaio’ a spiovere dal limite dell’area, Ibra si avventa sul pallone e Pellegrino, in recupero, lo devia alle spalle del suo portiere.


Il vantaggio infervora San Siro. Ibra e Cassano oliano i meccanismi per l’intesa tra il finalizzatore e il ‘bravo assist-man’ mentre Thiago Silva si muove in mezzo al campo come se non avesse fatto altro nella sua giovane carriera, infondendo sicurezza a Merkel e offrendo una valida spalla ad Ambrosini. Forte di un buon possesso palla, il Milan, pur sperimentale, non rischia nulla: anzi spreca pure con Robinho su delizia di Ibra, che poi, in pieno recupero, fredda Antonioli in uscita su ‘cioccolatino’ del brasiliano che gli restituisce il favore.


Il Cesena, invece, prova ad agire di rimessa senza impensierire troppo la difesa rossonera. Così, riassaporata la vittoria, spedita l’Inter a meno nove, con quattro e sei punti di vantaggio su Napoli e Roma, in casa Milan sarebbe anche tempo di sorrisi. Se solo non ci fossero tutti quei ‘maledetti’ infortuni a guastare la festa.