Obama rilancia il sogno citando i Kennedy

NEW YORK – Tutti si aspettavano che parlasse di Ronald Reagan, di cui si festeggia in questi giorni il centenario della nascita, ma il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha voluto rilanciare il sogno americano citando i Kennedy, John e Robert, Jfk e Rfk, diventati cosi’ i simboli della sua svolta centrista e bipartisan. Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, martedì sera a Washington di fronte alle Camere riunite, Obama ha citato direttamente Rfk, secondo cui “il futuro non è un regalo ma una conquista”.


Di Jfk, l’inquilino della Casa Bianca ha ricordato con enfasi la conquista dello spazio, visto che era stato lui a gettare le basi dello sbarco sulla luna, dopo che gli Usa erano partiti in ritardo dietro ai sovietici e i loro Sputnik.


In realtà, invece di evocare il repubblicano Reagan (di cui ha appena letto una biografia), o anche di insistere sui Kennedy, Obama ha direttamente citato sé stesso. Cioè il Barack del 2004, il semisconosciuto senatore statale dell’ Illinois, un centrista, che era stato scelto come oratore principale alla Convention del Partito Democratico a Boston.


“Ve lo dico questa sera – aveva dichiarato Barack in un mare di applausi il 27 luglio 2004 – non c’e’ un’America liberal e un’America conservatrice, ci sono gli Stati Uniti d’America. Non c’e’ un’America nera e un’America bianca, una latina e una asiatica: ci sono gli Stati Uniti d’America”.


Martedì sera, esprimendo lo stesso concetto con parole diverse, Obama ha detto che “possiamo avere differenze in politica, ma tutti crediamo nei diritti incastonati nella nostra Costituzione. Possiamo avere opinioni diverse, ma crediamo tutti nella stessa promessa che questa e’ un posto in cui potete farcela se ci credete. Abbiamo passati diversi, ma crediamo nello stesso sogno e cioe’ che in questo paese tutto è possibile. Non importa chi siate, non importa da dove veniate”. E poi, guardandosi alle spalle, dove sedevano il vicepresidente Joe Biden e lo speaker John Boehner, ambedue di origini modeste, Obama, figlio di un kenyano, ha aggiunto: “Questo sogno spiega perché mi trovo qui di fronte a voi. Questo sogno spiega perché un ragazzo figlio di operai di Scranton (Biden) è alle mie spalle. Questo sogno spiega perché qualcuno (Boehner) che puliva i pavimenti del bar di suo padre a Cincinnati, può presiedere la Camera della più grande nazione del mondo”.


Se negli anni Sessanta è stato lo Spazio a rilanciare la macchina America, ora Obama punta a “vincere il futuro” potenziando la pubblica istruzione, il treno ad alta velocita’ (che dovra’ raggiungere l’80% degli americani), offrendo l’ internet wireless superveloce a tutti, oltre a sviluppare le tecnologie verdi e pulite, per le quali l’obiettivo è trasformare gli Usa in leader mondiale nei prossimi anni.


Com’era previsto, i tagli alla spesa prospettati da Obama, che ha fatto della diminuzione di debito e deficit una delle prioritaà della seconda metà del suo mandato, non sono stati giudicati sufficienti dai repubblicani.
Il partito all’opposizione ha reagito ufficialmente con due interventi: quello di Paul Ryan, un deputato emergente presidente della commissione bilancio, e la piu’ incisiva Michelle Bachmann dei Tea Party antitasse. Nessuno dei due ha davvero lasciato il segno, tanto che e’ dovuto intervenire ieri il capogruppo al Senato Mitch McConnell, secondo cui “congelare le spese al livello di questi due ultimi anni è totalmente inadeguato e penso che ci saranno disaccordi in vista” al Congresso.