Processo breve, riparte in commissione L’opposizione annuncia «barricate»

ROMA – La commissione Giustizia della Camera riprenderà l’esame del processo breve martedì prossimo 15 febbraio. Il presidente della commissione Giulia Bongiorno accoglie così la richiesta del capogruppo del Pdl in commissione Enrico Costa di tirare fuori dal cassetto, dopo mesi di silenzio, il provvedimento che punta ad estinguere i procedimenti che non si sono conclusi nei tempi fissati dalla legge.
– E’ all’esame della commissione dal gennaio dello scorso anno e sono state fatte numerose audizioni. E’ giusto ora – spiega Costa – che si torni a parlare del testo che potrebbe accelerare davvero i tempi della giustizia.


Le opposizioni però insorgono. Il capogruppo del Pd in commissione Giustizia Donatella Ferranti chiede l’audizione dei 27 presidenti di Corte d’Appello. Mentre il deputato dell’Idv Federico Palomba annuncia ‘’barricate’’.
– Se servirà – avverte il parlamentare dipietrista – siamo disposti anche a passare nottate in commissione e in Aula pur di non far approvare questo provvedimento sciagurato.


Anche il centrista Roberto Rao dichiara di essere contrario. Questo testo, afferma, ‘’non è certo una priorita’’’ e nello stesso Pdl, ricorda, ‘’mesi fa ci si compiacque quando finì su un binario morto’’.


Giulia Bongiorno, ancora assente per maternità, accoglie la richiesta della maggioranza che le è stata rappresentata dal vicepresidente Fulvio Follegot (Lega), ma accetta di integrare le audizioni già svolte, così come richiesto dal Pd. La parlamentare finiana dice ‘sì’, infatti, all’istanza della Ferranti invitandola però ad indicare solo le ‘’audizioni realmente indispensabili’’.


Il Pdl, fa capire Costa, attende che l’esame del testo venga fissato anche in Aula in tempi brevi, ma per allora vorrebbe che ‘’in commissione tutto fosse pronto, concluso’’.
– Mi sembrerebbe più equilibrato – osserva – che al dibattito e all’esame degli emendamenti venisse dedicato in commissione tutto il tempo necessario senza dover arrivare con il fiato corto in vista del voto dell’ Aula.
Per febbraio, però, il calendario dei lavori dell’Assemblea di Montecitorio è già stato fatto, così è molto probabile che la ‘pratica’ processo breve slitti almeno a marzo. Nell’attesa, si potrà continuare, appunto, con le audizioni.
– Certo – precisa Costa – non ascolteremo tutti 27 i presidenti delle Corti d’Appello come chiede il Pd. Ma qualcun altro potremo sentirlo senz’altro, come dispone la Bongiorno.


Comunque, aggiunge diplomaticamente il deputato di Cuneo, ‘’da parte del Pd è arrivato l’intervento più costruttivo’’. L’unica certezza per ora è che la norma transitoria, quella che applica la ‘tagliola’ anche ai processi in corso, verrà cambiata, come anticipato anche dal relatore Maurizio Paniz nell’ultima seduta (l’8 settembre), dedicata al tema. In che modo però ancora non è chiaro.
L’intenzione della maggioranza sarebbe quella di rendere il progetto di legge ‘’sempre utile al premier’’, ma ‘’meno soggetto alle critiche’’.


Il Guardasigilli Angelino Alfano, intanto, vorrebbe che non si chiamasse più ‘processo breve’, ma di ‘ragionevole durata’. Mentre il finiano Nino Lo Presti boccia il testo e chiede come mai non si tolga dal dimenticatoio anche il ddl anti-corruzione. Più diretto il commento di Felice Casson (Pd):
– E’ di fatto un’amnistia permanente.
In commissione Giustizia della Camera, comunque, se si dovesse votare il ddl, non si potrebbe fare affidamento su una maggioranza ‘granitica’. Allo stato, il centrodestra può contare su 25 deputati, mentre l’opposizione (Bongiorno compresa) su 24. ‘Responsabili’ compresi.

IL CASO


Processo breve: ecco come funziona


ROMA – I processi ‘lumaca’ saranno rimborsati (anche se poi l’ultima parola spetterà al ministero dell’Economia) e potranno estinguersi dopo un periodo ben preciso che sarà di tre anni in primo grado, due in appello e un anno e sei mesi per la Cassazione. La ‘tagliola’ scatta però dopo due anni per i processi in corso su reati commessi prima del maggio 2006. E’ questo, in estrema sintesi, quanto prevede il ddl sul processo che venne approvato nel gennaio dello scorso anno a Palazzo Madama.


— Equa ripartizione — La domanda di equa riparazione per il ritardo ‘subito’ con il processo dovrà essere presentata dalla parte interessata al presidente della Corte d’Appello del distretto in cui ha sede il magistrato competente. Ed entro quattro mesi, la Corte d’Appello dovrà pronunciarsi sul ricorso con decreto motivato. Se verrà accolto il pagamento del rimborso questo dovrà avvenire entro 120 giorni. L’opposizione contro il ricorso dovrà essere presentata entro 60 giorni. La Corte d’Appello può sospendere il pagamento ‘’per gravi motivi’’.


— Prescrizione processuale anche per procedimenti davanti Corte Conti — – Il processo dovrà considerarsi estinto se il giudizio di primo grado non sarà concluso entro tre anni (dall’esercizio dell’azione penale da parte del Pm); entro due per l’appello ed entro un anno e sei mesi per il giudizio in Cassazione. Ma questo riguarderà solo i processi relativi a reati con pene inferiori nel massimo a 10 anni. In caso di annullamento con rinvio disposto dalla Cassazione, ogni grado di giudizio che dovrà celebrarsi di nuovo non dovrà durare più di un anno. I termini si allungano in presenza di reati più gravi: 4 anni per il primo grado; due per l’Appello; un anno e sei mesi per il giudizio di merito. Fino ad arrivare ai reati di mafia e terrorismo per i quali il primo grado dovrà durare cinque anni: tre per l’appello e due per la Cassazione. Il giudice può poi aumentare tali termini fino ad un terzo se il processo è particolarmente complesso o se ci sono molti imputati. Il Pm deve esercitare l’azione penale entro tre mesi dalla fine delle indagini preliminari. Il corso dei termini è sospeso in caso di autorizzazione a procedere; se c’è impedimento dell’imputato o del difensore; per conseguire la presenza dell’imputato che deve essere estradato. Dal giorno in cui cessa la causa di sospensione i termini tornano a decorrere. Se si estingue il processo, la parte civile trasferisce l’azione in sede civile e la sua azione avrà priorità. L’imputato può non avvalersi del cosiddetto processo breve. Le norme saranno applicabili anche ai processi in corso davanti alla Corte dei Conti.


— Norma transitoria — L’estinzione processuale si applica ai processi in corso solo se relativi a reati indultati o indultabili, commessi cioè prima del maggio 2006, e se hanno pene inferiori a 10 anni. Ma sarà più breve di quella per i processi futuri: la ‘tagliola’ scatterà dopo due anni e non dopo tre. In questo modo, accusa l’opposizione, salteranno alcuni dei processi in cui è imputato il premier. Il tetto dei due anni varrà anche per i processi in corso davanti alla magistratura contabile purchè siano ancora in primo grado e questo non si sia concluso in cinque anni. Non varrà invece se il giudizio contabile è già in appello.