Multa al conducente: andava oltre la velocità del suono

LECCE – Quanto è attendibile un autovelox? La domanda sorge spontanea leggendo il singolare caso rilevato dal componente del Dipartimento tematico nazionale “Tutela del consumatore” di Italia dei valori, Giovanni D’Agata, nella personale battaglia contro le multe seriali, a raffica, utilizzate in alcuni casi dagli enti allo scopo più di “far cassa” che per la sicurezza stradale.

La risposta alla domanda iniziale sta nella constatazione che rilevazioni di velocità elettronica tipo autovelox, telelaser e photored regalino ogni tanto delle inaspettate sorprese. Il caso limite è quello di una Fiat Doblò, condotta da un uomo di Lizzanello, beccata dal comando della polizia municipale del Comune di Oria, nel brindisino, alla velocità, udite di ben 1230 chilometri orari ossia, oltre la velocità del suono (pari a 1.193,4 chilometri orari) superando il limite massimo consentito per quel tratto di strada di 1078 chilometri orari.
Qualcuno potrebbe pensare ad uno scherzo, eppure il verbale che è stato notificato alla società proprietaria del mezzo (che risulta chiaramente non essere un aeroplano) è chiaro. “Ancora una volta appare sempre più evidente – spiega D’Agata – come questi strumenti elettronici e lo stesso sistema di gestione di questo tipo d’infrazioni faccia acqua da tutte le parti non consentendo la certezza fattuale, oltreché giuridica, di una sempre corretta rilevazione e contestazione delle infrazioni, poiché la necessità di rimpinguare i bilanci comunali, molto spesso spinge i comuni e gli alti enti locali a mettere al primo posto esigenze di cassa con conseguenti errori materiali, vizi di forma e violazioni della normativa e dei regolamenti per la contestazione delle infrazioni, piuttosto che la sicurezza stradale e la certezza delle verbalizzazioni ed il diritto alla difesa dei cittadini”.

“Non ci resta che continuare a denunciare casi di errori simili – conclude D’Agata -, ormai decine per non dire centinaia in tutta Italia e continuare a predisporre i ricorsi gratuitamente ai cittadini, sempre più beffati dalle pubbliche amministrazioni accertatrici”.