Scelto il giudice spagnolo Garzón quale consulente per i diritti umani

BOGOTÀ – María Ángela Holguín, ministro degli Esteri del governo Santos, non ha dubbi: la Colombia deve svoltare in tema di diritti umani. Troppe nefandezze, troppe violazioni. Il post-Uribe deve decollare partendo proprio dal difendere quei diritti universali che in questo paese andino vengono da sempre calpestati, in primis da uno Stato ormai esperto in crimini e misfatti.

È l’ora di dare una risposta chiara, un segnale forte. E da qui l’annuncio: il prescelto nel panorama internazionale a dover trascinare il paese verso il cambiamento altro non è che il giudice spagnolo Baltasar Garzón. “Vogliamo rinforzare la risposta che abbiamo dato agli organismi internazionali e crediamo che il giudice sia una persona molto competente in materia di diritti umani”.

Ma chi è questa illustre toga, individuata dall’equipe colombiana quale incarnazione della difesa dei diritti umani? Niente meno che il grande inquisitore, colui che ha fatto chiudere mass media alternativi, giornali ‘fuori dagli schemi’, fondazioni culturali che osano anche solo parlare della causa basca. E’ colui che ha definito ogni indipendentista “assimilabile all’Eta”, colui che da sempre va chiudendo gli occhi di fronte alle percosse, alle torture e alle violenze sessuali nei confronti dei prigionieri baschi, denunciate ripetutamente da decine di Ong e tuttavia lasciate nella più assoluta impunità fra le mura delle caserme della Guardia Civil di franchista memoria.

Non solo. Garzón è anche colui che è stato capace di costruirsi di fronte all’opinione pubblica internazionale l’immagine di facciata di giudice coraggioso e progressista sulla pelle dei desaparecidos cileni. Con arguzia riuscì, infatti, a inscenare alla perfezione il processo al dittatore cileno Augusto Pinochet che a quel tempo era residente a Londra, giocando sul fatto che il diritto spagnolo non prevede nessun processo in contumacia. Un colpo di teatro che gli è valso fama e soldi e che ha lasciato l’ei fu dittatore intonso e intoccabile.

E con la Colombia che c’entra? Non è certo la prima volta che l’ex magistrato della Audiencia Nacional stringe rapporti privilegiati con Bogotá. Già durante l’uribismo venne chiamato più volte per consultazioni sulla Justicia y Paz, la legge che ha garantito l’impunità ai paramilitari e che Garzón appoggiò in toto, ispirandola in molti punti. Poco importa se la filosofia ‘antiterrorista’ di Uribe e Santos abbia aggredito le libertà civili, militarizzando la giustizia e legalizzato le bande paramilitari. Anzi, il magistrato consigliò addirittura maggiore durezza e mai ha esitato ad appoggiare Alvaro Uribe.

Una scelta oculata quella del governo Santos, dunque, analizzata anche nel contesto degli accordi di cooperazione giudiziaria fra Bogotá e Madrid. “I consigli del giudice permetteranno al governo colombiano di migliorare i processi per garantire una minore impunità”, ha dichiarato Santos. E se si pensa che Baltasar Garzón è da tempo consulente della Corte dell’Aia, gli aiuti che potrà dare a Santos e compagnia sono davvero, davvero tanti.