Il re Abdullah promette sussidi

ARABIA SAUDITA – Dopo la Tunisia e l’Egitto, mentre in Libia Gheddafi non molla, sarà l’Arabia Saudita il prossimo Paese a “saltare”? La domanda è d’obbligo visto che per l’11 marzo prossimo nel Paese è stata organizzata la “Giornata della Collera” che potrebbe rappresentare solo l’inizio di possibili proteste popolari.
Centinaia di persone hanno appoggiato una campagna su Facebook che promuove un “giorno della rabbia” in tutta l’Arabia Saudita per il prossimo mese al fine di chiedere un sovrano eletto dal popolo, maggiore libertà per le donne e il rilascio di prigionieri politici. Nella pagina del social network si invita ad una “rivoluzione del desiderio” per l’11 marzo, in un paese che è il più grande esportatore di petrolio al mondo e che è governato da una monarchia assoluta. Una delle richieste era che “il sovrano e i membri del Consiglio della Shura siano eletti dal popolo”, insieme alla richiesta di una magistratura indipendente, del rilascio di prigionieri politici e del diritto di libertà di espressione e di assemblea. Tra le altre rivendicazioni c’erano anche quelle relative ad un salario minimo di 2.700 dollari, maggiori opportunità di impiego, l’istituzione di un ente di controllo per eliminare la corruzione e la cancellazione “di tasse ingiustificate”.


Il re saudita Abdullah, visto quanto sta accadendo negli altri Paesi, sembra aver fiutato il “pericolo” ed ha promesso ai cittadini sussidi per un controvalore record pari a circa 35 miliardi di dollari. Basteranno questi soldi ad arginare le proteste? Ebbene, per molti attivisti, che chiedono più libertà e più rappresentanza politica, tutto questo non basta.