Libia, violenti scontri ad al-Zawiyah tra le milizie del raìs e i manifestanti

TRIPOLI – Sempre più drammatica la situazione in Libia dove sono ripresi gli attacchi contro i rivoltosi. Le milizie fedeli al raìs Muammar Gheddafi hanno attaccato ieri i rivoltosi che manifestavano nel centro di al-Zawiyah, 40 chilometri a ovest di Tripoli. Sarebbero più di dieci i morti, secondo un testimone in collegamento telefonico con la tv ‘al-Jazeera’, nei violenti scontri che si sono estesi anche nella periferia della città dove le milizie del colonnello starebbero seminando il terrore.


Anche altre fonti citate dalla tv satellitare ‘al-Arabiya’ sostengono che si contano numerosi morti e feriti tra i manifestanti.
– E’ in corso un massacro nella mia città, chiedo alla comunità internazionale di intervenire – afferma un ex ufficiale dell’esercito libico, Ahmad Miqdam. Ad un certo punto gli apparati di sicurezza libici hanno invitato i rivoltosi a consegnare le armi in cambio di un provvedimento di amnistia.


Dalla parte dei manifestanti sono passate le truppe dell’esercito libico di stanza ad al-Zawiyah che, riferisce ‘al-Jazeera’, hanno aperto gli arsenali di armi alle circa 30 mila persone che sono scese in strada oggi in piazza al-Shuhada.
Secondo ‘al-Jazeera’ sia la città di Zuara, in Tripolitania, che al-Kufra, nel sud della Libia, sono state conquistate dai manifestanti.


Dalla parte di Gheddafi. L’attacco delle sue milizie ad al-Zawiyah è stato condotto dalle brigate dell’esercito libico composte in buona parte dai mercenari provenienti dai paesi africani. Ma secondo la pagina ‘Facebook’ del sito di opposizione libico ‘al-Manara’, che da giorni riporta notizie su quanto sta accadendo nel paese arabo, tra i mercenari ci sarebbero anche europei, compresi italiani.
Testimoni riferiscono al New York Times che migliaia di esponenti delle forze paramilitari del raìs sono schierati per le strade di Tripoli, sono in possesso di un gran numero di armi e pronti a sparare contro la popolazione. I miliziani, alcuni in divisa e altri in borghese, hanno anche allestito decine di checkpoint in città, chiedendo a tutti non solo di esibire i documenti, ma anche di esporre sulle auto bandiere libiche e immagini del leader Gheddafi.


Altri attacchi. I fedeli a Gheddafi hanno attaccato oggi anche i manifestanti che da giorni controllano la città di Misurata. Anche qui, annuncia ‘al-Arabiya’, ci sarebbero diverse vittime.
– Le brigate fedeli a Muammar Gheddafi stanno usando le armi pesanti – ha affermato un testimone di Misurata in collegamento telefonico con ‘al-Jazeera’ -. Ci sono aerei militari che sorvolano la città e che sparano raffiche di mitra mentre le forze di terra hanno lanciato razzi contro i manifestanti. Al momento ci sono diversi morti e feriti ancora in strada.


Saad Gheddafi, secondogenito del colonnello, assicura:
– Controlliamo l’85% della Libia. Nella maggior parte delle città del paese la situazione è tranquilla. Sono in mano ai manifestanti solo le città sulla costa della Cirenaica
Mentre il fratello Seifulislam Gheddafi , nel corso di una visita alla tv di Stato libica, ha affermato:
– Sono false le notizie sui raid aerei contro i manifestanti in Libia.


La figlia di Gheddafi, Aisha è invece apparsa ieri in tv, come già aveva fatto il padre, davanti alla residenza di Bab al-Aziziya, bombardata dai caccia americani nel 1986. La donna è intervenuta sull’emittente di Stato di Tripoli per smentire le voci riguardo a una sua fuga all’estero.
– Dico ai libici – ha affermato – che amo e che mi amano, che io resisto davanti a questa casa distrutta.
Per i media arabi, però, Aisha si sarebbe imbarcata su un aereo a cui è stato vietato l’atterraggio all’aeroporto della Valletta, a Malta.


Intanto, l’organizzazione di al-Qaeda nel Maghreb islamico è intervenuta con un messaggio, apparso sui forum jihadisti sul web, in sostegno alla rivolta del popolo libico. Il leader libico Muammar «Gheddafi è un assassino, sosteniamo la rivolta degli uomini liberi, nipoti di Omar al-Mukhtar», si legge nel testo.

IL RAIS


Gheddafi accusa al Qaida


BEIRUT – Al Qaida che vuole creare un emirato islamico in Libia è dietro i disordini in corso nel Paese nordafricano, vittima di un ‘’malocchio’’ lanciato da ‘’invidiosi’’: questo in sintesi il messaggio trasmesso dal leader libico Muammar Gheddafi intervenuto, per la terza volta in due giorni e con i consueti toni deliranti, in collegamento telefonico durante la diretta della tv di Stato di Tripoli.


Rivolgendosi direttamente agli abitanti di Zawia, cittadina a ovest della capitale e teatro ieri di violenti scontri tra milizie lealiste e rivoltosi anti-regime, la ‘’Guida della rivoluzione’’ ha detto:
– Se volete questo caos siete liberi. E se volete continuare a combattere fra voi, continuate pure.
Poi ha minacciato:
– Ma se la situazione peggiorerà, potrebbero interrompersi i flussi di petrolio.


Il rais ha sostenuto che «la Libia è vittima di un malocchio lanciato dagli invidiosi». E si è scagliato poi contro al Qaida e il suo presunto leader Bin Laden, accusandoli di esser dietro ‘’la crisi’’ in corso in Libia.
– Al Qaida – ha detto – vuole creare un emirato islamico e il popolo libico non deve unirsi agli uomini di Bin Laden.


Per il colonnello di Tripoli, che ha definito ‘’una farsa’’ quanto sta avvenendo nella cittadina occidentale dove sarebbero morti solo ‘’quattro uomini delle forze di sicurezza’’, ‘’gli uomini di Bin Laden hanno distribuito droga agli abitanti di Zawia’’. ‘
– I vostri figli – ha proseguito – vengono utilizzati per raggiungere uno scopo. Disarmateli e catturateli.
Gheddafi ha poi affermato che i Fratelli musulmani egiziani, movimento islamico radicale per decenni illegale in molti Paesi arabi, ‘’non sono responsabili di ciò che è accaduto’’, ma ha al contempo messo in guardia da ‘’ogni intervento militare americano Usa (in Libia) con la scusa di combattere al Qaida’’. ‘
– Io ho solo un’autorità morale, come la regina Elisabetta – ha detto la ‘guida della rivoluzione’, epiteto ufficiale usato dal 1977 per descrivere Gheddafi -. Non sono il presidente né il capo dell’esecutivo, e non ho dunque il potere di promulgare leggi. Ma tenterò comunque di innalzare i salari ai dipendenti pubblici.
La prima apparizione di Gheddafi dall’inizio dei disordini era stata nella notte tra lunedì e martedì scorsi, quando per appena venti secondi si era mostrato, protetto da un grande ombrello bianco, all’esterno della sua residenza, la caserma di Bab al Aziziya, a sud di Tripoli, danneggiata dai bombardamenti Usa del 1985.
– Sono a Tripoli e non in Venezuela – aveva detto il leader libico, smentendo le voci di una sua fuga in Sudamerica.

GENOCIDIO


Gli squadroni della morte tra stupri e omicidi


ROMA – Stupri, mutilazioni, spari sui feriti in ospedale: è una scia di orrore quella che i miliziani e i mercenari di Gheddafi stanno seminando in queste ultime ore nelle strade e nelle case di Tripoli, nel tentativo disperato di salvare il rais. L’ordine del colonnello, lanciato nell’apparizione televisiva di due giorni fa, era stato di ‘’stanare e uccidere i ratti’’ dell’opposizione, e in questa logica, con crudeltà e efferatezza, si stanno muovendo le ‘squadre della morte’ del regime, secondo quanto riferiscono testimoni e vittime.
– Esponenti dei ‘comitati rivoluzionari’ hanno fatto irruzione negli ospedali di Tripoli e hanno ucciso i feriti, quelli che avevano manifestato contro il regime. Hanno portato via i cadaveri, per farli scomparire, forse per bruciarli, perchè sanno che si stanno avvicinando giornalisti stranieri. I medici, che si sono opposti, sono stati minacciati. E’ avvenuto ieri e l’altro ieri – ha raccontato all’agenzia missionaria Misna Sliman Bouchuiguir, segretario generale della Lega libica per i diritti umani, citando fonti mediche locali.


Su blog rilanciati dalla Bbc e da Al Jazeera, si narra anche di parenti uccisi mentre si avvicinavano agli ospedali per far visita ai loro congiunti. Per le strade della capitale libica, girerebbero anche ‘’squadre della morte’’, riconoscibili per i loro caschi e abiti gialli, a caccia di dissidenti. Si tratta di civili, uomini assoldati dai militari, che così evitano di esporsi in prima persona. Sfondano le porte delle case, picchiano selvaggiamente gli uomini, violentano le donne, secondo le informazioni arrivate a Foad Aodi, presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia.
– Sono diverse le testimonianze di donne che riferiscono degli stupri – afferma Aodi.


Nessuna pietà poi per i soldati che si sono rifiutati di sparare sulla popolazione civile. Già a Bengasi, prima che la città venisse definitivamente conquistata dagli oppositori del regime, i medici hanno raccontato di orecchie e nasi mozzati ai militari ‘’traditori’’. Oltre che libici, molte vittime delle violenze sono stranieri. In pericolo due volte: perchè considerati dai miliziani di Gheddafi come fomentatori della rivolta e dai cittadini come mercenari al soldo del dittatore. Egiziani, tunisini – riusciti a fuggire dall’inferno libico attraverso le frontiere di terra – hanno consegnato ai mass media racconti raccapriccianti di sevizie. Gli stranieri, specie gli africani, sono pure bersaglio della popolazione civile, che li scambia per mercenari di Gheddafi, anche quando si tratta di semplici immigrati.

RIPERCUSSIONI


Petrolio Brent sfiora i 120 dollari


LONDRA – Il petrolio riprende a correre per i timori di un impatto dalla crisi della Libia, terzo produttore africano. Il greggio di qualità ‘brent’ scambiato a Londra passa di mano a 118,56 dollari al barile dopo aver toccato quota 119,79, a un soffio dalla soglia psicologica dei 120 dollari e ai massimi di 30 mesi. In forte rialzo anche il petrolio ‘Wti’ scambiato elettronicamente a New York, oltre i 103 dollari al barile sui futures con consegna ad aprile.
– Il problema delle forniture di gas per l’Italia è un problema che non si pone -. Lo ha detto l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, a margine di una audizione al Copasir. L’Italia importa «molto petrolio» dalla Libia, ma il greggio proveniente dal Paese nordafricano «é facile da rimpiazzare con altri fornitori». Ha assicurato Paolo Scaroni spiegando che ‘l’effetto Libia’ si vede molto più sui prezzi che sui flussi di greggio.