Pakistan, ucciso il ministro cristiano Bhatti dai talebani

ISLAMABAD – L’unico ministro cristiano del governo federale pachistano, Shahbaz Bhatti, è morto ieri crivellato da un nugolo di proiettili sparatigli al volto ed al torace ad Islamabad da un commando di talebani che ha inteso così punire la sua posizione favorevole ad una riforma della legge sulla blasfemia del Pakistan, universalmente considerata la più conservatrice del mondo arabo e islamico.


Le cronache avevano visto Bhatti nel 2010 schierato a favore di una revisione della condanna a morte inflitta ad Asia Bibi, madre cristiana di cinque figli, per aver insultato, secondo una sua compagna di lavoro, il profeta Maometto. Responsabile del dicastero degli Affari delle minoranze, e quindi anche di quelle religiose, il ministro, 43 anni, era uscito in mattinata dalla casa della madre e stava recandosi in un’auto non blindata, e senza la scorta che pure aveva, verso il suo ufficio da dove si sarebbe recato alla riunione del consiglio dei ministri, indetta dal premier Yusuf Raza Gilani.


Ma “un’imboscata tesagli da tre o quattro uomini avvolti in scialli e a bordo di una piccola vettura”, ha detto il capo della polizia della capitale, Wajid Durrani, ne ha stroncato la vita all’improvviso. Sul posto, a mò di rivendicazione, sono stati rinvenuti volantini firmati dal Tehrik-i-Taliban Punjab, coalizione di movimenti collegati con i talebani afghani.


L’omicidio ha suscitato generali reazioni di condanna in tutto il mondo: dal Vaticano al ministro degli Esteri italiano Franco Frattini; da quello francese Alain Juppè al Segretario di Stato americano Hillary Clinton, passando per l’Unione europea (Ue) e per l’Alto responsabile dell’Onu per i diritti umani, Navy Pillay. E, sorprendentemente, una condanna è venuta perfino dal più importante partito religioso pachistano, il conservatore Jamaat-e-Islami, che invece aveva elogiato l’uccisione due mesi fa, per mano di una sua guardia del corpo divenuta per molti addirittura “un eroe”, del governatore liberale del Punjab, Salman Taseer, che aveva chiesto la grazia per Asia Bibi e l’abolizione della legge anti-blasfemia.


Dopo quell’assassinio, Bhatti aveva ricevuto minacce di morte. Una delle quali, aveva raccontato lui stesso ad un giornale, ricevuta per telefono. “Un comandante talebano mi ha chiamato – disse – avvertendomi che se avessi apportato un qualunque cambiamento alla Legge sulla blasfemia, o parlato sull’argomento, sarei stato ucciso”. E proprio questo è avvenuto ieri, nonostante che il ministro avesse adottato un profilo basso e avesse rinunciato a rilasciare dichiarazioni o interviste sul delicato problema.


Il suo nome, sia pure nell’ambito di secche smentite ufficiali, era stato però fatto come possibile presidente di una Commissione governativa incaricata di studiare una possibile riforma alla legislazione sulla blasfemia. Il giornale Pakistan Christian Post ha rappresentato il dolore della comunità dei cristiani pachistani, che sono il due per cento della popolazione, pubblicando fra l’altro una vignetta che porta la scritta “Hanno ucciso Shahbaz Bhatti: un martire dei cristiani pachistani” coperta da una bandiera nera inscritta in un cerchio.