Il vice presidente dell’Ue ricorda il sacrificio dei minatori a Marcinelle

MARCINELLE – “Sono convinto che è con orgoglio che gli italiani, che si trovano oggi nel nostro Paese e in tutto il mondo, dovrebbero ricordare i 150 anni insieme”. Così Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria, è intervenuto ieri, 17 marzo, a Marcinelle dove nel 1956 morirono in una miniera 136 italiani, per celebrare il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia.

Ripercorrendo la storia dell’unificazione italiana, Tajani ne ha ricordato i protagonisti, donne e uomini “che hanno contribuito a costruire questo legame per cui la storia d’Italia e la storia d’Europa si intrecciano in modo indissolubile. E se oggi esiste un’Europa economica e politica molto lo si deve al contributo dell’Italia”.
“Il 17 Marzo 1861 – ha ricordato Tajani – è il giorno in cui l’Italia s’è desta. Il re Vittorio Emanuele II assume il titolo di Re d’Italia”.

Un’italianità “molto più antica”, che risale al periodo “fra il 1000 e il 1200”, ai tempi del municipalismo, alla grandezza di Roma, che “non è solo la capitale dello Stato unitario, ma è più significativamente il centro della nostra civiltà”.

Una civiltà che non è “solo Roma e la Grecia antica, ma anche la componente germanica, quella slava, quella mediterranea, nelle sue declinazioni francese, spagnola e araba. E quella giudaica dove affondano le nostre radici”.

Citando “uomini come Dante, Leonardo e Caravaggio”, Tajani è passato per Camillo Benso conte di Cavour, Napoleone III, Giuseppe Mazzini, per arrivare, tramontata “la generazione dei miti del Risorgimento”, all’Italia industriale con Pirelli, Agnelli, Olivetti e Marzotto, fino al secondo dopo guerra.

Infine, uno sguardo, dovuto, al mondo dell’emigrazione. “Il mercato comune – ha aggiunto – ha dato un’ulteriore spinta al nostro sistema produttivo, da troppo tempo al sole di una politica protezionistica, che se da un lato lo aveva protetto, dall’altro lato gli aveva impedito di crescere. L’apertura del mercato della manodopera, da un lato ha dato un’opportunità di lavoro ad un paese che usciva dalla guerra, favorendo l’emigrazione dei nostri cittadini in Europa, dall’altro lato ci ha dato tragedie come quella avvenuta a Marcinelle, che rimane fortemente impressa nella memoria degli italiani. Oggi ho voluto essere qui per ricordare il sacrificio di tanti minatori italiani. Quella tragedia fissa nella nostra memoria come la nostra Europa parta dalla sofferenza della guerra, dal sangue dei lavoratori, anche di quelli italiani, per ricostruire un mondo più giusto e allargare la sfera del benessere”.

“Da allora – ha aggiunto – le regole in materia di lavoro e sicurezza sono molto cambiate e questo lo si deve certamente anche all’Unione Europea. L’emigrazione italiana in Europa ci ha dato la possibilità di istillare ancor più lo spirito europeo nella società italiana: la presenza di comunità nazionali all’estero è sempre un grande fattore di integrazione con i paesi ospiti, un fattore che ci consente di sviluppare le nostre relazioni internazionali”.