Napolitano, “Non è una guerra ma un’azione Onu” La Lega esprime preoccupazioni

MILANO – Giorgio Napolitano ha difeso con parole energiche la decisione dell’Italia di partecipare alle operazioni militari contro la repressione in Libia.

“Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in un’operazione autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu”, ha scandito dopo un briefing volante a Milano con il ministro della difesa Ignazio La Russa, che lo informato in anticipo dell’entrata in gioco dei Tornado italiani.

L’intervento attivo italiano, del resto, era questione di ore, quando il presidente della Repubblica ha manifestato le sue opinioni sulla situazione. Situazione resa, per lo meno dal punto di vista politico, più complicata dai distinguo e dagli allarmi lanciati dalla Lega. Forse per questo il Capo dello Stato in serata ha detto di voler aspettare “il consiglio dei ministri di stamattina”. Una seduta che potrebbe servire al governo – oltre a fare il punto della situazione – a ritrovare una linea comune o, viceversa, a valutare fino a che punto la Lega Nord farà valere le riserve e le preoccupazioni espresse dai suoi leader.

In questa attesa, Napolitano ha comunque voluto ricordare quali sono i doveri dell’Italia e della comunità internazionale. “Dovrebbe essere inutile ripetere cose che tutti dovrebbero sapere” ha detto facendo trasparire il disappunto per obiezioni fatte con superficialità. “La Carta delle Nazioni Unite – ha ricordato – prevede un capitolo, il VII, il quale, nell’interesse della pace, ritiene che siano da autorizzare anche azioni con le forze armate volte a reprimere violazioni” contro i diritti umani.

Di fronte a quelle che si sono avute in Libia, aveva già detto sabato, “non si può restare indifferenti”, e c’è dunque un diritto di ingerenza a difesa della libertà e dei diritti umani fondamentali. Fin dall’inizio della crisi, inoltre, Napolitano aveva detto che di fronte a queste cose l’Italia è pronta ad ogni azione.
Il presidente invita a superare il senso di smarrimento e di paura a cui sono improntate alcune posizioni critiche. “Sono del parere che non si debba mai cedere alle paure, neppure in questo caso”, ha commentato. Una determinazione che nasce anche dalla preoccupazione “per quanto è accaduto in Libia dove – ha ricordato – abbiamo avuto una repressione forsennata e violenta, volta contro la stessa popolazione libica, da parte del governo e del suo leader Gheddafi”.

A Milano, dove ha partecipato alle celebrazioni delle Cinque Giornate del 1848 inserite nei festeggiamenti per il 150mo dell’unità d’Italia, Napolitano ha trovato una calda accoglienza popolare, ma non l’entusiasmo di Roma e Torino. Qui le riserve della Lega pesano più che altrove. I leader leghisti di primo piano erano assenti, c’era il sindaco Letizia Moratti.