Ancora raid italiani. La Russa: «Presto altri aerei»

ROMA/TRAPANI – Ancora raid dei Tornado italiani in Libia. Anche ieri sono decollati dalla base di Trapani, diventato il centro nevralgico delle operazioni aeree italiane: prima due coppie di Tornado ECR, scortati da caccia F16. Nel pomeriggio, anche quattro F-18 canadesi, alla loro prima missione. In serata, altri decolli e atterraggi. Compito dei Tornado quello di ‘’distruggere la contraerea nemica’’, che secondo quanto riferito dal ministro della Difesa La Russa è stata ormai ‘’largamente neutralizzata’’. Come hanno constatato gli stessi piloti italiani che, almeno nelle prime due missioni, non avrebbero usato i missili aria-superficie ‘Harm’ di cui sono dotati poichè nessun radar è stato rilevato. Nessun missile sparato e, dunque, nessun tipo di danno collaterale.

– Escludo al mille per mille che gli aerei italiani abbiano provocato feriti – ha detto La Russa -. La soppressione delle difese aeree nemiche sul terreno è il lavoro specifico dei Tornado ECR che presto, conclusa questa prima fase delle operazioni, potrebbero non essere più necessari. Forse è anche per questo che dal comando della coalizione – attualmente installato a Gaeta, sulla portaerei americana USS Mount Whitney, in attesa che si sciolga il nodo spinoso di chi dovrà gestire in futuro le operazioni – hanno chiesto all’Italia altri aerei.

E’ sempre il ministro La Russa a rendere noto il particolare, spiegando che ‘’è probabile ci sia un incremento di due aerei’’, rispetto agli otto già messi a disposizione (4 Tornado ECR e 4 caccia intercettori F-16, tutti schierati a Trapani).

– Finora non abbiamo fornito, perchè non richiesti, aerei con un armamento dirompente – ha detto il ministro.
Ma la richiesta ora è arrivata. I nuovi velivoli potrebbero essere altri Tornado, ma in versione IDS, gia’ rischierati nella base di Trapani: ieri e oggi sono stati utilizzati per il rifornimento in volo degli altri Tornado (e non rientrano nel ‘pacchetto’ fornito dall’Italia) ma possono essere impiegati, con efficacia, anche per missioni aria-suolo con munizionamento di precisione. Sulle nuove missioni dei caccia italiani il riserbo è totale.

Ieri mattina, in un breve colloquio con i giornalisti uno dei piloti del raid di ieri, Nicola Scolari, di 38 anni, aveva illustrato i compiti del suo Gruppo, di stanza a Piacenza, le caratteristiche del velivolo e parlato della missione appena conclusa.
– Ieri sera, nella zona di Bengasi, abbiamo verificato se vi fossero radar attivi: in caso di conferma li avremmo distrutti, questa è la nostra missione.

Ma i radar non sono stati rilevati e, dunque, ‘’abbiamo solo pattugliato, senza che fosse necessario usare i missili’’. Tutto qui, un racconto essenziale, ‘’che corrisponde esattamente a quello che è successo’’, ha detto il ministro La Russa. Il quale non ha però gradito lo stesso l’esternazione.
– Sono dell’idea – ha spiegato – che certe informazioni non andrebbero divulgate, anche per evitare di diffondere notizie che potrebbero essere pericolose per la nostra sicurezza. Non ci può essere ‘tutta la guerra minuto per minuto’.

E per questo, spiega, ‘’ho dato mandato al capo di stato maggiore della Difesa di decidere, informandomi prima, quelle che vanno date’’.
– Quello che non voglio – ha commentato – è che ogni singolo pilota, oppure ogni singola unità faccia le sue dichiarazioni.

Una tirata d’orecchi che, probabilmente al di là del volere dello stesso ministro, sembra si sia trasformata per il pilota in un prematuro rientro al suo Stormo di appartenenza, a Piacenza. Una notizia, questa del trasferimento, che non trova né conferme né smentite ufficiali. Nella base si Trapani, nel pomeriggio, il nervosismo è aumentato ed ha portato alla decisione di far uscire i giornalisti e le troupe tv, che già da tempo erano stati lasciati a secco di informazioni. Poco dopo però c’è stato un contrordine e le porti della base sono state nuovamente aperte alla stampa.