Aria di golpe, i generali si schierano con i manifestanti

SANAA – Il presidente Ali Abdullah Saleh ha ormai le ore contate. Diversi e importanti generali dell’Esercito hanno presentato le dimissioni e si sono apertamente schierati a favore dei manifestanti e delle forze anti-governative.

Il Maggiore generale Ali Mohsen Saleh, il giorno successivo all’uccisione di 52 manifestanti da parte della polizia durante le proteste nella capitale Sanaa, ha dichiarato che “lo Yemen soffre per una comprensiva quanto pericolosa e diffusa crisi. La mancanza di dialogo e la repressione di pacifici manifestanti hanno provocato una crisi che si è ogni giorno di più estesa. Poiché sento e condivido l’emozione dei miei ufficiali e comandanti delle forze armate, che sono parte integrante del popolo e proteggono il popolo, dichiaro, anche a nome loro, il nostro pacifico sostegno alla rivoluzione e alle richieste dei giovani”.

Dopo il bagno di sangue e le violenze dello scorso venerdì, condannate dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti che pure sostengono il governo con centinaia di milioni di dollari in aiuti militari per combattere al-Qaeda, anche diversi Ministri hanno dato le dimissioni. Tra questi l’Ambasciatore alle Nazioni Unite, Abdullah Alsaidi, il ministro per i diritti umani, Huda al-Baan, il sottosegretario Ali Taysir, gli Ambasciatori presso la Siria, la Giordania, il Kuwait e la Cina, il capo dell’agenzia giornalistica insieme all’Ambasciatore in Libano.
Le defezioni nell’Esercito e lo schieramento a favore dei manifestanti hanno superato il 60% e, in pratica, segnano la fine del presidente Saleh. Molti religiosi Musulmani hanno chiesto al resto dell’Esercito ancora fedele al presidente di disobbedire ad eventuali ordini di sparare sulla folla e di passare dalla parte dei dimostranti.

Di fronte a questa fuga in massa di militari e politici il presidente Ali Abdullah Saleh, al potere dal 1978, ha dichiarato lo stato di emergenza per 30 giorni, che limita la libertà di movimento, il diritto di radunarsi e dà alla polizia maggiore potere di arrestare, ed ha esonerato il governo in carica, sperando di sostituirlo con un altro. Ma, ormai i suoi giorni e forse le sue ore sono contate.

Molto probabilmente, come in Egitto, i militari assumeranno il controllo del Paese per consentire al governo di transizione di organizzare il cambiamento.