Libia, nuova offensiva di Gheddafi. Sotto attacco Misurata e Zintan. Berlusconi: «Serve comando Nato»

TRIPOLI – Sono ripresi in Libia gli attacchi delle forze fedeli al colonnello Muammar Gheddafi contro i ribelli. E’ di 40 morti e 100 feriti il bilancio degli scontri in corso da questa mattina nella città di Misurata, circondata dalle truppe del raìs. Lo ha annunciato il portavoce del Consiglio nazionale libico alla tv satellitare ‘al-Arabiya’. «Le brigate di Gheddafi continuano a sparare – ha affermato – ed usano i civili come scudi umani».

Altrettano allarmanti sono le notizie riportate dal portavoce dei ribelli libici di Misurata, Saadun al-Misurati, che parlando alla tv araba ‘al-Jazeera’ ha spiegato: «Stiamo vivendo in città un dramma umanitario. I carri armati continuano in questi minuti a sparare verso la piazza centrale, mentre i cecchini sparano lungo via Tripoli». Nella città, riferisce una fonte medica alla Bbc, «è il quinto giorno consecutivo di attacchi, gli ospedali sono pieni di feriti, non ci sono più posti liberi, in città non c’è luce, non ci sono comunicazioni da dieci giorni, non c’è acqua da più di una settimana’’.


Le brigate di Gheddafi hanno ripreso questa mattina anche l’attacco alla città di Zintan, in Tripolitania. Secondo quanto riferiscono i ribelli locali alla tv araba ‘al-Jazeera’, sono iniziati di nuovo i bombardamenti sul centro cittadino da parte dei carri armati che cingono d’assedio la città.


C’è ansia per la sorte di tre giornalisti occidentali finiti nelle mani delle forze armate libiche da sabato scorso. I tre sono stati arrestati nella zona di Tobruk. Lo ha annunciato l’agenzia francese France Press, spiegando che si tratta di due suoi reporter e di un fotografo di Getty Images. Non si hanno più notizie da domenica pomeriggio anche del fotografo freelance francese, Stéphane Lehr, dell’agenzia Polaris Images, scomparso mentre si trovava nella Libia orientale. E’ quanto ha riferito con una nota Reporter Senza Frontiere, secondo cui il fotografo si trovava a Bengasi con una troupe televisiva francese.


E continuano i raid aerei condotti dalle forze della coalizione internazionale. I bombardamenti hanno colpito nella notte, tra l’altro, installazioni radar e due basi di difesa contraerea a est di Bengasi. Lo riferisce l’emittente satellitare al-Jazeera. Gli aerei occidentali ieri hanno colpito anche installazioni militari a Sabah


Proseguono senza sosta le operazioni militari nella base dell’Aeronautica militare di Trapani Birgi dove ha sede il 37° stormo. Sei tornado italiani sono decollati questa mattina dalla base. Top secret le destinazioni dei mezzi che si levano in volo.


Intanto, un caccia F-15 Eagle dell’aviazione militare statunitense è stato ritrovato schiantato al suolo in Libia. I due piloti che erano a bordo sono salvi. Kenneth Fidler, dell’African Command, ha detto alla Bbc che, in base ai primi elementi, il caccia «non è precipitato in seguito a un’azione ostile».


Nelle ore in cui gli aerei della coalizione occidentale bambardavano alcuni obiettivi del regime, i leader degli insorti hanno incontrato alcuni rappresentanti delle Nazioni Unite a Tobruk, per discutere della situazione umanitaria nella parte del paese sotto il loro controllo. Lo riferisce la Bbc, spiegando che nessun comunicato ufficiale è stato diffuso in seguito all’incontro.


– Per noi è essenziale la chiara definizione della missione limitata alla no fly zone, all’embargo, alla protezione di civili – Lo ha detto Silvio Berlusconi. Il premier ha auspicato che “il comando operativo passi alla Nato e comunque ci deve essere un coordinamento diverso da quello che c’è oggi”.


– I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno – ha poi aggiunto precisando che “i nostri aerei sono lì per il pattugliamento e per garantire la no-fly zone”.


 


Il governo, ha spiegato ancora Berlusconi, sta sollecitando iniziative umanitarie “per quanto riguarda le popolazioni civili e anche, nel nostro interesse per prevenire gli esiti migratori”. Dalla Libia “sono già fuggiti quasi 300 mila cittadini che libici non sono e si sono ritrovati in Tunisia e in Egitto – ha detto – Siamo stati il primo Stato ad inviare un’azione umanitaria sul posto con tende per circa 12 mila persone e abbiamo offerto cure mediche. Crediamo che anche gli altri Stati debbano fare la loro parte e partecipino attivamente”.


Il premier ha dunque sintetizzato la posizione del governo italiano in merito al comando Nato. Una posizione espressa sia dal ministro degli Esteri Franco Frattini, sia dal collega della Difesa Ignazio La Russa.