La Nato al comando Raid umanitari: 40 morti

TRIPOLI – La Nato è da ieri al comando delle operazioni militari in Libia ma il suo primo annuncio è stato quello di un’indagine su 40 vittime che i raid aerei della coalizione internazionale, secondo l’autorevole denuncia di un vescovo, avrebbero fatto a Tripoli.


E dato che le bombe e gli agenti della Cia non sembrano per ora bastare per spingere in esilio il colonnello Muammar Gheddafi, all’attacco nell’assedio sanguinoso di Misurata, da Londra si lavora per trasformare la defezione del ministro degli Esteri libico, Mussa Kussa, nell’inizio di un “effetto domino” che sgretoli il regime.
La denuncia su almeno 40 morti a Tripoli a causa dei “raid cosiddetti umanitari” che hanno colpito anche un’abitazione civile è venuta dal vicario apostolico della capitale libica, monsignor Giovanni Martinelli, che cita “diverse testimonianze di persone degne di fede”.


La Nato, che stamattina ha completato le operazioni di trasferimento del comando dalla “coalizione dei volenterosi” all’Alleanza Atlantica, ha subito annunciato un’inchiesta. E attraverso l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, presidente del suo Comitato militare, ha ribadito che la missione Unified Protector, condotta da una ventina di Paesi, ha l’obiettivo di difendere la popolazione civile dall’aria, senza l’impiego forze speciali di terra. E senza fornire armi ai ribelli, ha confermato il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen.


Un concetto a cui ha fatto eco il capo del Pentagono, Robert Gates, che di fronte al Congresso Usa ha ribadito la promessa di Barack Obama che “neppure uno scarpone toccherà il suolo” libico, Gates ha anche detto che gli addestramenti dei ribelli, se ci saranno, dovranno essere condotti da Paesi europei o africani, non dagli Usa.


La Nato, ha vantato il comandante della missione, il generale canadese Charles Bouchard, può contare su più di 100 aerei e su oltre una dozzina tra navi e sottomarini. Ma almeno sul piano psicologico, l’arma più usata oggi sui media è stata la bomba- Kussa: l’ex capo della diplomazia di Tripoli volato martedì a Londra, che ha consentito al premier britannico, David Cameron, di parlare di “un grave colpo al regime” di Gheddafi, a suo dire ormai in preda al “terrore” per l’imminente caduta.


“Abbandonate Muammar Gheddafi e il suo regime”, è l’appello di Cameron all’entourage del rais libico. Da Tripoli, il portavoce del governo, Mussa Ibrahim, ha minimizzato il peso della perdita, negando che altri componenti del regime abbiano tradito, come invece hanno sostenuto voci circa il capo del servizi segreti esteri, Abu Zeid Durda, e il capo del parlamento libico, Mohammed Zwei.


Da Londra indiscrezioni di alto livello parlano di trattative segrete in corso per indurre alla defezione una mezza dozzina di alti esponenti del regime. La presenza di Mussa in una località britannica, tenuta segreta, è però anche fonte di imbarazzo, in quanto è sempre aperta l’inchiesta delle autorità scozzesi sul ruolo del regime libico nell’attentato di Lockerbie del 1988, la bomba che su un volo Pan Am uccise 270 persone nei cieli della cittadina della Scozia, la cui magistratura ora vuole interrogare Kussa.


Intanto Gheddafi, tornato a farsi sentire con una dichiarazione sulla “crociata” anti-islamica dell’Occidente che rischia creare una Libia “fuori controllo”, ha promesso resistenza “fino alla fine” assieme ai suoi figli. E ha ordinato nuovi cannoneggiamenti di Misurata, in mano ai ribelli ma sotto assedio da 40 giorni: venti i morti segnalati ieri da questa città sul promontorio ovest del Golfo della Sirte, tornato ormai quasi tutto in mano delle forze fedeli al Colonnello – i ribelli sono attestati dalle parti del polo petrolifero di Brega, a sud della loro roccaforte, Bengasi. Nella guerra, che secondo una stima accreditata a Londra ha fatto finora mille morti, sono stati “neutralizzate” quasi un quarto (“20-25%”) delle “forze” di Gheddafi: lo ha riferito il capo di stato maggiore delle Forze Armate Usa, Mike Mullen, avvertendo però “ciò non significa” che il colonnello stia per crollare.