Premier stretto fra Colle e divisioni interne

ROMA – L’incubo di uno ”tsunami umano” proveniente dalla Tunisia con le amministrative alle porte, il monito del Quirinale, la ”tentazione” di Luca Cordero di Montezemolo di scendere in campo, il pressing dei Responsabili, i dissidi nel Pdl, i malumori nel Carroccio ed il gelo con Roberto Maroni. Sono tanti i motivi di preoccupazione per Silvio Berlusconi che stretto fra tutti questi nodi da sciogliere punta su un prossimo allargamento della maggioranza per tirare un po’ il fiato.


Il fronte ‘tunisino’ è il primo che Berlusconi intende affrontare, almeno in ordine temporale. Il Cavaliere è consapevole che la ‘bomba’ immigrazione, se non sarà disinnescata, rischia di esplodere proprio in campagna elettorale. Raccontano che il premier sia in freddo con Roberto Maroni. Secondo diverse fonti parlamentari del Pdl il rimprovero mosso al ministro dell’Interno è quello di aver gestito male la situazione per evitare di scontentare la base leghista, salvo poi pretendere soluzioni drastiche come il rimpatrio forzato. Ma sul fatto che Tunisi accetti di riprendersi tutti i migranti Berlusconi è molto scettico. In questo sta parte del disaccordo con Maroni: la sua convinzione è che alla fine molti di quelli che sono arrivati dovranno essere accolti e per farlo, tutti, anche al Nord, dovranno fare la loro parte.


Anche i rapporti con il Colle impensieriscono Berlusconi. Chi gli ha parlato giura che il premier condivide l’appello del capo dello Stato per un rasserenamento del clima dentro e fuori il Parlamento. Da qui l’invito del Cavaliere a tutti, soprattutto nel Pdl, ad abbassare i toni, a mantenere la calma, ad evitare provocazioni soprattutto da parte del presidente della Camera. Ma il monito del Colle non riguarda solo il bon ton istituzionale: il richiamo di Napolitano è rivolto anche all’attività del governo. In pratica – è il messaggio che il Quirinale ha recapitato ieri al Cavaliere tramite Gianni Letta, anticipando al sottosegretario ciò che avrebbe detto ai capigruppo del Pdl – l’esecutivo deve dimostrare di poter governare. Ecco perchè Berlusconi ha prima rinnovato l’appello alla compattezza e poi ha assicurato che presto i numeri del centrodestra cresceranno fino a 330 deputati. Insomma, riassume Fabrizio Cicchitto, ”ci sono tutte le condizioni per andare avanti”. A condizione che crescano i numeri: pratica affidata a Denis Verdini e Daniela Santanchè, che lavorano alacremente sul dossier.


Le bocche restano cucite, ma i boatos di Montecitorio parlano di Idv, Udc e forse Fli come bacini in cui pescare.


Intanto però il premier deve rasserenare quelli che nella maggioranza sono già entrati. Oggi ha incontrato Domenico Scilipoti (che ha detto di non essere disponibile ad accettare posti di governo), poi Silvano Moffa, Andrea Augello, Pina Castiello e Pasquale Viespoli. Tutti giurano che non si è parlato di rimpasto. Del resto dall’entourage berlusconiano si dà per scontato che il Cavaliere non affronterà lo spinoso nodo proprio in una settimana cruciale per la maggioranza con il processo breve e il conflitto di attribuzione in Aula.


– Il problema è che siamo sotto continuo ricatto – confida però un dirigente del Pdl, secondo il quale il rischio che si vada sotto è serio. Ecco perchè Berlusconi con tutti gli interlocutori si è raccomandato: dobbiamo serrare i ranghi in vista di appuntamenti fondamentali per il governo. La parola d’ordine è concentrarsi sui problemi concreti, dall’emergenza immigrazione, ai provvedimenti in aula, senza prestare il fianco a giochi di palazzo che, a detta del premier, sono sempre dietro l’angolo


Insomma, per il Cavaliere il momento è delicato e il premier vede come fumo negli occhi personalismi e divisioni. Se non siamo compatti il rischio è di andare a casa tutti, è il messaggio che recapita il premier.