I Pm ribadiscono: premier a giudizio

MILANO – ‘’Questi sono i motivi per cui chiedo il giudizio degli imputati’’. Ha esordito così il pm di Milano Fabio De Pasquale che ieri, con il collega Sergio Spadaro, ha preso la parola all’udienza preliminare per il caso Mediatrade per spiegare al gup Maria Vicidomini le ragioni per cui ha chiesto di nuovo di mandare a processo il premier – non in aula perchè impegnato in Tunisia -, il figlio Pier Silvio, Fedele Confalonieri, il produttore americano Frank Agrama e le altre otto persone ritenute responsabili di presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi.

La richiesta di giudizio è stata la premessa di un intervento durato oltre tre ore nel quale i due pm hanno ricostruito passo dopo passo i risultati di un’inchiesta nata da quella con al centro la vicenda Mediaset e nella quale sono contestati a vario titolo i reati di appropriazione indebita fino al 2005 e di frode fiscale fino al 2009 (su questo capitolo ha parlato Spadaro). Ed è stata proprio la vicenda Mediaset, tenuta sullo sfondo, da cui è partito il magistrato per spiegare che il procedimento è nato per caso dalla segnalazione dell’autorità elvetica che riguardavano alcuni conti accesi all’Ubs di Lugano. Dopo di che ha inquadrato il ruolo dei singoli indagati.
A suo dire ‘’Berlusconi agì da socio occulto di Agrama, intermediario dei diritti tv con le major, anche quando era presidente del Consiglio’’, mentre Daniele Lorenzano, consulente di Mediatrade e, quale uomo di fiducia del premier, responsabile fin dagli anni ‘80 degli acquisti dei diritti sul mercato statunitense, ebbe una parte determinante. Oltre a sostenere che sarebbero stati usati soldi di Publitalia per acquistare i diritti televisivi in sovrapprezzo per creare fondi neri, il rappresentante della pubblica accusa, in un altro passaggio ha sottolineato:
– Per quanto ne so io, la frode fiscale potrebbe ancora continuare.

Davanti al giudice e alle difese il pm, con una punta di polemica, ha ricordato inoltre come gli accertamenti siano stati limitati dall’ostruzionismo in sede di rogatoria, opposizioni che ancora bloccano l’arrivo delle carte dagli Usa, dall’Irlanda e da Hong Kong. E a questo proposito ha ribadito il concetto delle ‘’potenzialità espansive’’ delle indagini per cui quello che non si è riusciti ad acquisire con le istanze di assistenza giudiziaria all’estero, che finora non hanno avuto risposta, potrà comunque essere acquisito in prospettiva del dibattimento.

Dopo la discussione dei pm, è toccato al prof. Alessio Lanzi, difensore Confalonieri, accusato solo di frode fiscale come Pier Silvio Berlusconi. Il legale ha chiesto al giudice il proscioglimento del presidente di Mediaset, ritenendo che ‘’la normativa penale tributaria non prevede come reato per la società consolidante il reato fiscale’’. In sostanza non può essere mosso alcun addebito a Confalonieri come presidente di Mediaset in quanto è la controllante di Mediatrade. Il professor Lanzi ha sottolineato che è la prima volta che viene affrontato un caso simile in un’aula di giustizia. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 2 maggio quando la parola passerà agli altri difensori.