Processo breve, il voto slitta Bersani: “E’ amnistia”

ROMA – Slitta alla prossima settimana il voto finale sul processo breve alla Camera, su cui anche ieri mattina l’opposizione ha fatto ostruzionismo in aula. E’ stato il presidente Gianfranco Fini, “sentiti i gruppi parlamentari”, ad annunciare le decisioni. “Il seguito dell’esame del provvedimento si avrà nella seduta di martedì 12 aprile dalle ore 15 con eventuale prosecuzione notturna e proseguirà mercoledì 13 con le dichiarazioni di voto finali dalle ore 18”, ha spiegato. Critica l’opposizione. “La responsabilità di non votare oggi e rinviare alla settimana prossima è tutta della presidenza, evidentemente su richiesta di altri gruppi”, ha detto il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, sottolineando la formula usata da Fini ‘’sentiti i gruppi parlamentari’’.


Il segretario Pierluigi Bersani promette battaglia parlamentare e sulla scia del parere approvato dal Csm, parla di “amnistia”. “Loro hanno difficoltà a reggere il confronto. Noi continueremo a combattere. Il titolo del combattimento da qui a martedì e mercoledì sarà: il ministro della Giustizia dica al Parlamento quali sono gli effetti di queste misure, non è accettabile che il ministro stia zitto e non spieghi gli effetti reali di questo provvedimento, che sono l’amnistia”. Sulla stessa linea l’Udc. “Non ci scandalizziamo per qualche tono oltre le righe perché rispondono a un provvedimento che”, come ha detto il Csm, “rappresenta un’amnistia mascherata – ha detto in aula Pier Ferdinando Casini e qualcuno deve incaricarsi di dirlo in questo Parlamento”.


Durante l’esame del provvedimento, tensioni in aula. A scatenare le polemiche è stato il vicecapogruppo del Pdl, Massimo Corsaro che nel difendere la legittimità del provvedimento ha citato i “padri della Patria” e tra questi Aldo Moro. L’accostamento non è andato giù all’opposizione che ha cominciato a gridare, criticando Corsaro. Pronta la replica di Ferdinando Adornato dell’Udc: “Corsaro ha voluto dare al suo intervento un un carattere provocatorio. Non le è consentito confondere Moro con Lele Mora che è l’oggetto vero dei processi che stiamo affrontando…’’. Le parole di Corsaro non sarebbero piaciute neanche a gran parte dei pidiellini, che avrebbero accusato il collega di aver parlato non a nome del gruppo, ma a titolo personale.