Humala e Keiko, duello sinistra-destra

LIMA – Una lotta all’ultimo voto tra due personaggi antitetici: è lo scenario che dopo le elezioni di domenica si profila in Perù al ballottaggio del 5 giugno, in cui gli elettori dovranno scegliere il nuovo capo dello Stato tra l’ex militare di sinistra Ollanta Humala e, con ogni probabilità, la figlia dell’ex presidente di destra Alberto Fujimori, Keiko.


Nonostante i conteggi procedano a rilento, pare certo che ad aspirare alla “Casa de Pizarro”, sede del governo, saranno due candidati con una storia personale e proposte diverse ma del tutto simili – coincidono molti analisti – nel loro populismo.


Humala era dato dai sondaggi come l’unico nome certo per il ‘balotaje’ di giugno: e infatti, dopo lo scrutinio dell’80% dei voti, l’ex tenente colonnello ha il 30,4%. Ora dovrà vedersela con la 35/enne Keiko, 23,1%% delle preferenze, tre punti in più rispetto all’ex premier Pedro Pablo Kuczynski (72 anni), il quale fino all’ultimo ha dato filo da torcere alla giovane figlia dell’ex presidente Fujimori.


Per Ollanta, la vittoria è un’occasione di rivincita rispetto alle presidenziali di cinque anni fa quando vinse al primo turno, per poi perdere al ballottaggio contro Alan Garcia, il presidente oggi uscente. Figlio di Isaac Humala – creatore di una ideologia che propugna il nazionalismo etnico – il ‘guerriero che tutto vede’ (significato del nome Ollanta per gli incas) è riuscito a raccogliere il voto della sinistra. Sono infatti tanti i peruviani scontenti con il modello economico di Garcia, che ha innescato una forte crescita, intaccando solo in minima parte la povertà nella quale vive circa il 35% del Perù.


Rispetto alla campagna del 2006, Ollanta ha cambiato tutto, dal ‘look’ alle analisi politica, molto più moderate che in passato, tenendosi alla larga del socialismo ‘bolivariano’ promosso dal presidente venezuelano Hugo Chavez.


Chi invece non ha dubbi sulla propria identità politica è la giovane Keiko Fujimori, destra dichiarata, che promette per esempio ‘mano dura’ sul fronte dell’insicurezza, senza escludere la pena di morte in alcuni casi. Proprio pensando alla Keiko, molti media rilevano che i peruviani sembrano aver dimenticato l’autoritarismo del padre Alberto Fujimori – presidente tra il 1990 e il 2000, ora in carcere – periodo nero per l’opposizione, quando non mancarono d’altro lato massacri d’innocenti e una dilagante corruzione. In tanti hanno invece preferito ricordare i suoi successi nella lotta contro la guerriglia di Sendero Luminoso. Già nella notte di domenica sono intanto iniziati i contatti in vista del ballottaggio: Humala punta a ‘pescare’ i voti dell’ex presidente Alejandro Toledo (quarto, con il 15%), visto che i suoi elettori sono profondamente ‘anti-fujimoristi’. Keiko a sua volta troverà di certo sostegno sia da chi ha votato Kuczynski sia dall’ex sindaco di Lima, Luis Castaneda (11%).