Montezemolo: “Questa non è la Ferrari vera”

MARANELLO – Luca di Montezemolo non può credere ai suoi occhi, quanto meno alla Ferrari vista nei primi tre Gp. Il suo tono è sgomento, e allo stesso tempo vuole essere un forte richiamo a chi, a Maranello, ci lavora: “Questo non può e non deve essere il livello della Scuderia. E’ un momento molto delicatò. Mi aspetto che i nostri tecnici agiscano con determinazione e sappiano tirare fuori il massimo delle loro capacità per migliorare la prestazione della macchina in tempi brevi. Voglio la Ferrari là dove tutti noi ed i nostri tifosi vogliamo che sia”.


Non c’é tempo da perdere, insomma. Stefano Domenicali e alcuni tecnici hanno fatto rientro alla base già ieri mattina, dopo il deludente Gran Premio di Cina, per sfruttare la giornata e analizzare insieme ai colleghi a Maranello l’andamento dell’ultima gara e, soprattutto, i programmi di sviluppo della 150 Italia in vista dell’inizio della stagione europea.


Una lunga giornata di lavoro con Montezemolo che invita tutti ad una reazione. Dal trittico Australia-Malesia-Cina, la Ferrari è ripartita alla volta di Maranello con appena 50 punti, non certo il bottino che si attendeva. A Shanghai è rimasto Paolo Santarsiero, il meccanico cambista colpito da un aneurisma giovedì, ricoverato all’ospedale Rui Jin. L’evoluzione è positiva e ieri Santarsiero, che domenica è stato raggiunto dalla moglie, ha ricevuto la visita di alcuni colleghi e quella di Amedeo Felisa, l’Ad Ferrari, in città per il Salone dell’Auto. L’analisi, sostiene la Ferrari, dimostra come la “tanto vituperata 150 Italia sia stata in lotta per il podio sia in Malesia che in Cina”.


A Shanghai ha visto il distacco dal primo ridursi della metà, con Felipe arrivato a 15” da Hamilton e a 8” dal terzo, Webber. Il brasiliano è comunque arrivato sesto, sopravanzato da due McLaren, due Red Bull e una Mercedes: ma ciò dimostra quanto i rapporti di forza siano molto più ravvicinati la domenica rispetto al sabato.


In Cina c’é stato un solo binomio che si è elevato, Mark Webber e la sua Red Bull che, partito 18º, è salito sul podio. Nel dopocorsa si è dibattuto tanto di strategie, con esaltazione di chi aveva scelto le tre soste e bocciatura di chi, fra cui il duo ferrarista, aveva optato per le due fermate ai box. A caldo, Massa non si era detto convintissimo della scelta compiuta insieme al muretto di Maranello: si può capire la frustrazione del brasiliano che, dopo aver lottato alla pari con McLaren, Red Bull e Mercedes per buona parte della corsa ed essersi ritrovato al terzo posto a otto giri dalla fine, si sia visto superato da tre vetture nelle ultime battute. Già domenica sera, dopo aver analizzato nel dettaglio la situazione, anche Felipe ha convenuto come, per quanto riguarda la Ferrari, la differenza in termini di posizioni nell’ordine d’arrivo fra le due strategie non sarebbe stata molta. Del resto è logico che sia così: quando ci sono distacchi così limitati basta poco – le gomme che durano un paio di giri in più, un doppiaggio più o meno agevole – per cambiare la prospettiva di una gara.


La F1 di quest’anno è molto più imprevedibile, basti pensare al diverso rendimento dello stesso tipo di gomme su due macchine identiche o fra una gara e l’altra. Tutte queste considerazioni sono valide ma nessuno vuole usarle come alibi per nascondere il fatto che ci sia bisogno di una macchina più veloce. A Maranello ne sono tutti consapevoli e faranno il massimo per dare al più presto ai piloti una 150 Italia in grado di lottare per la vittoria.