Sul palco liti fra i candidati

BOLOGNA – La storia, il suo uso pubblico, gli inevitabili riferimenti al presente: su questi temi, a Bologna, a venti giorni dal voto che ridarà alla città un sindaco eletto dopo 16 mesi di commissario, si è infiammata la campagna elettorale. E il palco della commemorazione della Resistenza e del 25 aprile è diventato lo scenario scelto dai candidati sindaco per la zuffa politica. Una lite che ha avuto un preambolo il 21 aprile, quando, alla commemorazione della liberazione di Bologna, ha partecipato il solo candidato leghista Manes Bernardini (il suo rivale di centrosinistra Virginio Merola si è giustificato per un’indisposizione).


Stavolta i candidati principali c’erano tutti, ma a Bernardini è bastato ascoltare i richiami al rispetto della Costituzione, della magistratura e dell’etica pubblica della vice presidente della Regione, Simonetta Saliera, per lamentarsi a caldo del tenore della cerimonia:
– Quando si parla di storia va bene – ha detto Bernardini – ma alcuni passaggi la Saliera se li poteva risparmiare, come certe strumentalizzazioni. Ho apprezzato molto alcuni passaggi del suo discorso, altri invece sarebbero andati meglio più per un comizio politico che per un discorso istituzionale.
Ancora più duro il capolista del Pdl Lorenzo Tomassini che (pur prendendo le distanze dal coordinatore cittadino del partito Fabio Garagnani, che chiede addirittura l’abolizione della festa del 25 aprile) ha abbandonato la piazza.
– Dopo le prime battute – ha detto – sono andato a prendere un caffè, perchè avevo già capito che non era il palco del 25 aprile, ma il palco del Pd.
– Io – ha detto la Saliera – non li ho citati: evidentemente si sono riconosciuti.


Il candidato del centrosinistra Virginio Merola non ha poi perso l’occasione per attaccare il suo sfidante che, al momento dell’alzabandiera quando la fanfara dell’esercito ha suonato le note dell’inno nazionale, è rimasto in silenzio.
– Lei si vergogna di cantare l’inno d’Italia – ha detto -, è una cosa che si commenta da sola.
Merola ha criticato anche le polemiche dei suoi avversari.
– Dietro a queste pagliacciate che compromettono la nostra coesione sociale e democratica – ha detto – c’è l’obiettivo di salvare Berlusconi dai processi ed evitare che si parli della crisi, della disoccupazione, dei precari e dei tagli alla scuola, ma non delle prostitute di Berlusconi.


La polemica sul 25 aprile, una ricorrenza che a Bologna rimane al di là di tutto molto sentita e partecipata, non poteva non essere sfruttata dai candidati per accendere una contesa che fin qui aveva abbastanza osservato le regole del fair play. Sia il centrosinistra sia il centrodestra non si sono lasciati scappare l’occasione.