Bce, l’Italia candida Draghi. Via libera anche dalla Merkel

ROMA – L’Italia candida ufficialmente Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea, e incassa il via libera anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Per il governatore di Bankitalia la strada verso Francoforte appare spianata, e il premier Silvio Berlusconi si dice ‘’sicuro’’ che Draghi sarà votato dal Consiglio Ue. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha detto oggi di aver ‘’già firmato un documento’’, destinato all’Eurogruppo di lunedì, con la candidatura di Draghi.
Intanto Berlino fa sapere che appoggerà la candidatura di Draghi quando sarà presentata.
– Conosco Mario Draghi – spiega la cancelliera Angela Merkel a Die Zeit -. E’ una persona molto interessante e di grande esperienza. E’ molto vicino alle nostre idee per quanto riguarda la cultura della stabilità e solidità nella politica economica.


Dopo il ‘sì’ dell’Eliseo ad aprile, il via libero tedesco era la tessera mancante per portare il presidente del Financial Stability Board a Francoforte.
– Siamo felici, è un buon successo per l’Italia – commenta Berlusconi.


Con l’appoggio esplicito anche della Spagna e di diversi ‘piccoli’ dell’Ue, la maggioranza a favore di Draghi è ben solida e il presidente del Consiglio si dice ‘’sicuro’’ che la nomina di Mario Draghi al vertice della Banca centrale europea ‘’verrà confermata’’ dal Consiglio Ue. Dalla Merkel, del resto, è arrivato un messaggio preciso a quei tedeschi che temono di perdere il rigore anti-inflazionistico che la Bce eredita dalla loro Bundesbank: di Draghi ci possiamo fidare.


Ritiratosi dalla corsa il ‘falco’ Axel Weber, dimessosi dalla ‘Buba’ e dalla Bce dopo i forti contrasti con la maggioranza dell’Eurotower sulla gestione della crisi, Berlino ha preso atto che i nomi circolati – dall’olandese Nout Wellink al presidente tedesco del fondo salva-stati Klaus Regling – non sono forti abbastanza. A far cadere le ultime incertezze un giro di contatti, ai vertici internazionali ma anche per telefono, intensificatosi negli ultimi mesi fra Berlino, Parigi e Roma e le altre capitali europee. Culminato una chiamata fra la Merkel e Berlusconi l’altra sera che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbero toccato anche il nodo della Bce.


Di fatto – spiega un portavoce di Berlino – ‘’si può presupporre che i colloqui a livello nazionale e internazionale siano arrivati al punto in cui si può prendere una decisione. Questo è successo oggi’’. Già oggi la Merkel potrebbe parlarne in un incontro con il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso. Sulla base dei numeri (si sono detti a favore anche Belgio, Finlandia, Portogallo), Draghi non dovrebbe avere difficoltà a ricevere l’investitura (il voto avviene per ‘consenso’) del consiglio dei ministri finanziari dell’area euro di lunedì. Che formalmente potrebbe proporre anche più di un candidato al Consiglio dei capi di Stato e di governo Ue del 25 giugno.


A Bruxelles, tuttavia, si voterà a maggioranza qualificata con un ‘peso’ commisurato al Pil e alla popolazione di ciascuno dei Ventisette. E’ decisiva la posizione dei ‘Big’, specie della Germania. Poi servirà il gradimento del consiglio direttivo della Bce e l’imprimatur del Parlamento europeo, con una serie di audizioni da terminare in tempo per dare pieni poteri al nuovo presidente il 1ø novembre 2011, il giorno dopo l’addio di Trichet.

LA SCHEDA

Draghi: una vita lontana dai riflettori

ROMA – Sobrio, pragmatico, riservato e capace di coagulare consensi con un infaticabile e paziente lavoro. La reputazione di cui Mario Draghi gode a livello internazionale e che lo sta portando verso la presidenza della Bce, risiede in queste e altre qualità oltre che in ottime credenziali professionali e accademiche, unanimemente riconosciute anche dai suoi avversari.


Draghi nasce a Roma nel 1947. Ha 23 anni quando si laurea discutendo la tesi con Federico Caffè all’Università La Sapienza, poi studi al Mit con il Nobel Modigliani, professore a Trento, Venezia e Firenze, quindi direttore esecutivo alla Banca Mondiale, direttore generale del Tesoro dal 1991 al 2001 dove scrive il Testo Unico sulla Finanza dando il nome alla legge che trasforma il mercato nazionale, gestisce le grandi privatizzazioni delle aziende di Stato e prende parte attiva all’adesione dell’Italia all’euro.
Quindi, dal 2004 al 2005, la parentesi nel settore privato alla Goldman Sachs. Esperienza preziosa per capire le dinamiche delle banche d’affari dall’interno sebbene gli attiri molte critiche sul ruolo dell’istituto americano nelle operazioni finanziarie spericolate con la Grecia, vicende di cui Draghi ha più volte ribadito di non essersi occupato. La stagione dei ‘furbetti del quartierino’, nell’estate 2005, con la caduta del governatore Antonio Fazio, lo porta, con consenso unanime, alla Banca d’Italia.


In breve vi ristabilisce autorevolezza, prestigio e indipendenza. Gestisce le grandi fusioni che portano al consolidamento del settore bancario italiano. Poi l’arrivo della crisi finanziaria lo consacra sulla scena internazionale quando riceve il mandato dal G20 di Londra nel 2009 per riscrivere le regole della finanza in qualità di presidente del Financial Stability Board.


Ai numerosi vertici, riunioni, summit e consessi internazionali cui prende parte con una frenetica attività in giro per il mondo piacciono la sua linea misurata ma decisa, le sue capacità tecniche e umane e cresce la sua rete di relazioni in Europa e negli Stati Uniti dove è conosciuto e apprezzato anche per il suo inglese fluente e preciso.


La sua vita privata è da sempre lontana dai riflettori. Sposato, con due figli, misura le apparizioni pubbliche e le interviste ai giornali. Il suo stile nel vestire riflette la sua immagine discreta: sotto l’abito sartoriale scuro, figura l’immancabile camicia bianca con cravatte dai toni sobri. Una ‘uniforme’ che non abbandona qualsiasi sia la temperatura o la condizione atmosferica. Cappotti, impermeabili o giacche a vento sembrano infatti banditi dal guardaroba del governatore. Dietro la maschera di ‘freddo tecnico’ e servitore dello stato, spunta però alle volte, un uomo cordiale e capace di un’ironia e di humor insospettabili e spiazzanti.

BANKITALIA


Parte la corsa per il dopo Draghi

ROMA – Mario Draghi si appresta a essere scelto come presidente della Bce e inizia la corsa per definire il suo successore nella carica di governatore della Banca d’Italia. Cresciute mano a mano che le quotazioni di Draghi prendevano quota, le voci sui possibili candidati si sono fatte sempre più insistenti. Allo stato attuale così i nomi ‘esterni’ che circolano sono quelli dell’attuale direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, del componente del board della Bce Lorenzo Bini Smaghi che, con ogni probabilità, dovrà lasciare il suo incarico a Francoforte all’arrivo di Draghi a favore di un esponente della Francia e di Mario Monti.


Soluzioni ‘interne’ tuttavia, come nella tradizione dell’istituzione da sempre orgogliosa delle sue prerogative, non possono essere scartate e potrebbero così dare chance a due figure di ‘peso’ quali il direttore generale di Via Nazionale Fabrizio Saccomanni, 68 anni, da sempre in Banca d’Italia che può vantare una profonda conoscenza dell’istituzione e del panorama economico e bancario italiano o al vice Ignazio Visco, apprezzato e brillante economista, allievo di Federico Caffè, capo servizio studi della Banca e poi capo economista all’Ocse.


Grilli, bocconiano nato a Milano nel 1957 e con una carriera universitaria negli Stati Uniti (professore a Yale) e in Gran Bretagna è stimato dalla comunità finanziaria e bancaria nazionale e a livello internazionale. Dal suo team è arrivata l’idea del fondo Ue salva Stati. Ma Grilli ricopre anche da oltre vent’anni incarichi statali di alto livello (al Tesoro e alla Ragioneria dello Stato) ed è ben conosciuto dalla politica dalle cui polemiche tuttavia si è sempre astenuto, Negli ultimi anni tuttavia il rapporto con il ministro Giulio Tremonti si è fatto più stretto, fattore che potrebbe crearli qualche difficoltà.


Lorenzo Bini Smaghi, fiorentino 54 anni, e con studi all’estero in Belgio e Stati Uniti ha compiuto un’esperienza lavorativa di 11 anni in Banca d’Italia, un passaggio al Tesoro e poi dal 2005 l’approdo alla Bce. Di recente ha preso fortemente posizione per il rigore dei conti dei paesi europei e contro la finanza speculativa. Anche Bini Smaghi vanta una buona reputazione a livello internazionale. La nomina del governatore, secondo la legge, è disposta dal presidente della Repubblica ma la proposta spetta al premier dopo una deliberazione del consiglio dei ministri e il parere del consiglio superiore della Banca d’Italia. L’arrivo di Draghi alla Bce rappresenta l’ennesima conferma del grande prestigio e importanza della carica nonostante la riforma del 2005, nata dopo le dimissioni di Antonio Fazio, introduce un mandato a termine per il governatore e maggiore collegialità.


Via Nazionale resta (e non solo nei suoi massimi livelli) una fucina di risorse e una grande scuola per la classe dirigente del paese, oltre che una ‘riserva’ da cui attingere nei momenti difficili e non. Dai vertici della Banca d’Italia, solo per citare i nomi maggiori, sono giunti due presidenti della Repubblica (Einaudi e Ciampi), due primi ministri (Dini e Ciampi), ministri del Tesoro (Carli) oltre a numerosi banchieri, grand commis di stato, economisti.