Comunali, Berlusconi infiamma la chiusura. Appello del Pd ai moderati

ROMA – Anche nell’ultima giornata di campagna elettorale prima del consueto silenzio alla vigilia del voto, Silvio Berlusconi non rinuncia a gettare benzina su un voto già abbastanza infuocato. Al contrario, Pier Luigi Bersani, così come il Terzo Polo e persino la Lega, scelgono la persuasione per convincere gli ultimi indecisi a dare il voto ai rispettivi candidati. Il ‘fotofinish’ della campagna elettorale ben rappresenta l’atteggiamento politico dei vari leader in queste ultime settimane di corsa al voto per le amministrative: con una metafora calcistica si può dire che il premier – partendo in svantaggio – è stato costretto a giocare sempre in attacco, senza rinunciare al gioco duro, a volte durissimo. Come ha fatto nel comizio di Napoli, dove ha lanciato affondi contro la ”sinistra senza vergogna” che ”gode nel vedere gli altri stare male”. Parole infuocate tipiche di chi deve convincere i propri elettori a recarsi alle urne perchè come sempre, soprattutto quando è al governo, l’incubo per il Cavaliere si chiama astensionismo.


E nonostante all’esterno mandi segnali incoraggianti, dicendosi ”arcisicuro” di vincere sia a Milano che a Napoli, la verità è che in entrambe le città il risultato è quanto mai incerto: non che la Moratti rischi di perdere, visto che nessuno dirigente pidiellino crede questo, ma che possa andare al ballottaggio questo sì è possibile.


– Lo scarto sarà di una manciata di voti e se dovessimo andare al secondo turno la maggioranza sarà sulla graticola per altri quindici giorni – racconta un dirigente lombardo del Pdl. Allo stesso modo un ballottaggio non garantirebbe Gianni Lettieri a Napoli visto che nel Pdl temono uno scontro diretto con De Magistris nel quale il candidato di centrodestra potrebbe uscire sconfitto con quello dell’Idv.


Italia dei Valori che ha puntato la sua campagna sui concetti di ‘legalità’ e ‘senso dello Stato’ per ”costruire una coalizione in grado di fermare il governo pidusita che fa capo a Berlusconi a Roma e a Cosentino in Campania”, afferma il leader Antonio Di Pietro.


Che il capoluogo lombardo e quello campano siano due test decisivi lo ha riconosciuto anche il segretario del Pd, che ha fissato l’asticella della vittoria – e quindi della sconfitta berlusconiana – proprio nel raggiungimento dei ballottaggi a Milano e Napoli e nelle conferme di Bologna e Torino. Insomma, a Bersani basta una ”inversione di tendenza” rispetto alle ultime tornate elettorali. Ma è nei toni che il ‘democratico’ si è distinto, anche nell’ultimo giorno di comizi, da Berlusconi, visto che anzichè attaccarlo ha preferito ignorare il Cavaliere per lanciare un appello pacato agli elettori moderati.


Stessa linea nel Terzo Polo, deciso a mostrarsi alternativo agli altri schieramenti. Pier Ferdinando Casini, evidentemente convinto che i moderati rifuggono dai toni belligeranti di Berlusconi, ha puntato il dito contro gli ”insulti” che hanno ”infangato” questa campagna elettorale. L’unico affondo che il leader Udc si concede è contro la proposta ”vergognosa” di fermare l’abbattimento delle case abusive in Campania. Anche Gianfranco Fini sceglie toni pacati, forse anche perchè costretto dal ruolo istituzionale.


– La politica non può essere una baruffa – ha detto ringraziando il capo dello stato per i suoi ripetuti e spesso inascoltati appelli al fair play. Persino Umberto Bossi ha preferito la politica alla critica degli avversari, che in queste settimane ha nominato poco o mai nei suoi interventi. Una conferma dell’atteggiamento concreto e pragmatico del Carroccio che dopo essersi distinto su diversi temi dal premier e aver deciso di correre in solitaria in diverse città, ha voluto ribadire la sua lealtà alla coalizione. Come ha fatto proprio il Senatur chiudendo la campagna elettorale a fianco della Moratti a Milano, dove anzichè alzare i toni ha riproposto gli obiettivi che la Lega intente perseguire, a cominciare dal decentramento dei ministeri.